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Cronaca

Troppi ladri e poche guardie, dentro il carcere di Terni: “Tra le criticità uso della forza, minacce e agenti aggrediti”

Quasi 500 detenuti e poco più di 200 agenti di polizia penitenziaria. Ventisei i “boss” al carcere duro, quasi un recluso su due deve scontare una pena definitiva. La relazione del garante regionale dei detenuti

La casa circondariale di vocabolo Sabbione a Terni compie trent’anni. Ma il drone che domenica è stato intercettato mentre “consegnava” ai detenuti dell’alta sicurezza telefoni cellulari e droga non è il modo migliore per festeggiare.

Aperto nel 1992, l’istituto penitenziario ternano è composto da 15 sezioni, tutte maschili, comprendenti tutti i circuiti detentivi previsti dall’amministrazione penitenziaria (MS, AS1, AS2, AS3, 41 bis). L’istituto è strutturato in blocchi autonomi, di cui uno dedicato a detenuti in regime di cui all’articolo 41 bis – il cosiddetto carcere duro riservato agli appartenenti le organizzazioni criminali - e un altro a detenuti per fatti di terrorismo.

Nei giorni scorsi, la terza commissione regionale ha acquisito la relazione sullo stato del sistema penitenziario in Umbria redatta dal garante regionale dei detenuti, avvocato Giuseppe Caforio.

Un documento importante che consente di avere un quadro dettagliato sullo stato delle quattro carceri (oltre a Terni, Perugia, Spoleto e Orvieto) presenti sul territorio regionale. E dal quale emerge un elemento piuttosto singolare.

“Dei 1.398 detenuti presenti nei quattro istituti umbri alla data del 31 dicembre 2021 – scrive l’avvocato Caforio - 1.044 erano condannati in via definitiva, mentre 169 erano in attesa di primo giudizio e 144 erano appellanti/ricorrenti. Peculiare del sistema penitenziario umbro – sottolinea il garante - è l’alta percentuale di condannati definitivi, effetto di una popolazione detenuta in gran parte proveniente da fuori regione, spesso – come nei casi di Spoleto e Terni – con pene medio-lunghe da scontare. Un ulteriore fenomeno da considerare, nella configurazione della popolazione detenuta in Umbria, riguarda la distribuzione per pena residua delle persone presenti nel complesso degli istituti penitenziari: 956 detenuti in regione con almeno una condanna definitiva e dei 36.183 a livello nazionale”.

Secondo la relazione, dunque, in Umbria, del numero di detenuti con pene ancora da scontare mediolunghe, quelle superiori ai 10 anni sono il 24,3%, mentre in Italia il 12,6%. “In particolare, va sottolineata la percentuale di ergastolani, del 9,8%: il doppio rispetto a quella che si registra sull’intero territorio nazionale. È questa l’altra faccia di quelle caratteristiche storiche del sistema penitenziario umbro, che ne hanno fatto un bacino di destinazione di condannati all’ergastolo e a lunghe pene, in particolare nella casa di reclusione di Spoleto, tradizionalmente a ciò destinata”.

“Nonostante la elevata presenza di condannati all’ergastolo e di condannati con pene residue ancora lunghe, va rilevato che anche in Umbria è significativa la percentuale di condannati con pena residua inferiore ai 2 o 3 anni che – fatte salve le preclusioni di legge e la valutazione degli operatori e della magistratura di sorveglianza – potrebbero essere destinatari di misure alternative alla detenzione”.

Tornando al dettaglio sul carcere di Terni, la relazione del garante precisa che “nel 2013 è stato costruito ed aperto un nuovo padiglione che ospita quattro sezioni (H, D, L, M) di cui una riservata ai detenuti appartenenti a categorie riconducibili al circuito penitenziario cosi detto protetto” (collaboratori di giustizia, autori di reati sessuali, appartenenti alle forze dell’ordine) e le altre dedicate ai detenuti del circuito di media sicurezza. Un piccolo padiglione, adiacente alla caserma, ospita i detenuti in regime di semilibertà o lavoranti all’esterno dell’istituto”.

Alla data dell’11 febbraio scorso, così come accertato dal garante regionale, nell’istituto di Terni i detenuti presenti erano 487. Il numero delle presenze ha quindi ampiamente superato la capienza regolamentare (416). Secondo i dati raccolti dall'associazione Antigone, al 28 febbraio i detenuti presenti a Sabbione sono 495 di cui 103 stranieri con un tasso di affollamento del 121%. Le persone ristrette in regime di 41 bis sono 26, 263 sono i detenuti in alta sorveglianza 3 e 12 in alta sorveglianza 2. I “definitivi” sono 212, pari al 42,8% del totale dei detenuti.

Sempre secondo le rilevazioni di Antigone, la polizia penitenziaria effettivamente presente ammonta a 206 unità su un organico previsto di 246. Nel 2021 i casi di autolesionismo sono stati 136, 11 le aggressioni contro il personale e 36 quelle fra detenuti.

Le 280 camere di pernottamento “sono in generale in buone condizioni: tutte le stanze sono riscaldate, è garantita l’acqua calda e il wc è in ambiente separato. Diversa è la situazione nella sezione alta sicurezza, in cui sono state rilevate alcune criticità circa la situazione di manutenzione idraulica e del sistema di aerazione, già rilevate in più occasioni dal precedente garante. Ad eccezione del circuito As1, dove le docce sono in comune ed esterne alle camere, in ciascuna stanza è presente la doccia. Tutte le camere sono dotate di spazio per la cottura dei cibi e mobilio adeguato. In ogni stanza sono presenti al massimo tre detenuti. Sette stanze sono riservate all’isolamento precauzionale e disciplinare e utilizzate anche per il contenimento temporaneo dei soggetti detenuti con disturbi psichiatrici. Sono comprensive di bagno anche se le docce non sono presenti all'interno delle stanze, ma sono situate all'esterno lungo il corridoio”.

Per quanto riguarda gli aspetti sanitari, il presidio sanitario di Sabbione si avvale di un dirigente sanitario e di medici di base che assicurano assistenza 7 giorni su 7, 24 ore su 24.

“Ancora non è stato adottato il sistema informatizzato per le cartelle cliniche. Non risulta più garantita la presenza stabile di alcuni medici specialisti, come cardiologi. Risulta alquanto difficoltosa la gestione interna di problematiche che richiedono una competenza specialistica, dovendo quindi rimandare a servizi esterni al carcere con conseguente allungamento delle tempistiche e discontinuità terapeutica. La carenza di personale è riscontrabile anche in termini di medici ordinari, personale infermieristico e amministrativo per la sezione sanitaria della casa circondariale di Terni”.

“Diverse sono le segnalazioni ricevute dal garante – è spiegato nella relazione - circa le carenze del sistema sanitario in istituto. Tra le criticità si segnala l’uso della forza, numerose minacce di morte e aggressioni agli agenti penitenziari. Un episodio, in particolare, che risale al 12 dicembre 2021, ha visto due detenuti, distruggere la cella dove erano ristretti e poi, usando il termosifone come ariete, hanno cercato di aprirla, lanciando delle bombolette di gas incendiate ed avvolte nella carta nel corridoio della sezione, dando fuoco anche al materasso e ad alcune magliette”.

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