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Cronaca

Negozi e botteghe, incubo furti: tre colpi al giorno. Otto volte su dieci il ladro non viene scoperto

“Grab and run”, borse schermate e rottura delle placche antitaccheggio: così colpiscono i malviventi: la situazione a Terni e in Umbria

Nel 2014 in Umbria sono stati denunciati 1.370 furti in negozi e botteghe artigiane. Le denunce sono diventate 1.217 nel 2017 (tre colpi al giorno), con una riduzione dell’11,2% a fronte di una riduzione media italiana per lo stesso periodo che è stata del -15,6%. Rispetto alle 1.217 denunce, per 966 casi (79,4%) non si è scoperto l’autore. Il dato medio nazionale dice che l’autore resta ignoto nel 76% dei casi.

Oltre al “grab and run” (prendi e scappa), i metodi più utilizzati dai malviventi per sottrarre la merce esposta negli scaffali sono la rottura di etichette/placche antitaccheggio e l’uso di borse schermate. Molti operatori, inoltre, sottolineano che sempre più spesso sono vittime di micro-bande, composte da 2-3 persone, spesso specializzate e ben attrezzate, con strumenti per staccare le etichette antitaccheggio, jammer (ovvero disturbatori di frequenze) e magazzini dove conservare la refurtiva.

Il dato è raccolto in un approfondimento curato dall’ufficio studi dell’Associazione piccole imprese e artigiani Cgia di Mestre secondo il quale “sebbene da qualche anno questo reato sia in calo, la frequenza con la quale viene compiuto fa, comunque, rabbrividire: 1 ogni 6 minuti; 10 ogni ora e 246 ogni giorno”. Stando alle denunce presentate complessivamente in Italia dai titolari di queste attività hanno sfiorato le 90mila unità nel corso del 2017, ultimo anno in cui i dati sono disponibili. Un costo economico per gli operatori commerciali stimato attorno a 3,3 miliardi di euro all’anno.

Il confronto con gli ultimi anni, tuttavia, è confortante. Rispetto al 2014, anno in cui si è toccato il picco di quasi 106.500 denunce, la contrazione a livello nazionale è stata del 15,6 per cento, con punte di riduzione che oscillano tra il 23 e il 25 per cento in Veneto, in Piemonte, in Calabria e in Sardegna. Tra tutte le regioni d’Italia, nel quadriennio 2014-2017 solo la Campania ha visto aumentare le denunce (+2,7 per cento). “Questa decisa contrazione avvenuta a livello nazionale - rileva il coordinatore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo - è riconducibile sia all’azione di prevenzione praticata dalla polizia e dai carabinieri, sia agli ingenti investimenti realizzati in questi ultimi anni dai negozianti e dagli artigiani nei sistemi di videosorveglianza e nei servizi forniti dagli istituti di vigilanza. Tuttavia, non è da escludere che questi dati siano in parte condizionati anche dal rifiuto di molti negozianti di denunciare i furti subiti. Non sono pochi, infatti, i titolari di piccoli negozi che - dopo aver subito l’ennesimo taccheggio o la solita scorribanda - sono stati presi dallo sconforto e hanno deciso di non rivolgersi più alle forze dell’ordine”.

I settori maggiormente a rischio taccheggio - dice il segretario della Cgia, Renato Mason - sono, ad esempio, le profumerie, i negozi di alimentari, di abbigliamento - in particolar modo quello sportivo - e di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Nel mirino dei furti con destrezza, invece, finiscono prevalentemente i gioiellieri e gli orologiai, mentre gli autoriparatori e gli esercizi pubblici - come i bar, i ristoranti e le sale giochi - sono quasi sempre vittime di furti con scasso”.

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