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Cronaca

Detenuto morto, l'autopsia conferma: morte naturale

Nessun segno di violenza sul corpo del moldavo di 30 anni trovato cadavere venerdì mattina nel carcere di Sabbione. Perquisita la cella, l'ombra della droga

Le prime risultanze dell'autopsia eseguita sul corpo del moldavo di 30 trovato cadavere venerdì mattina nella sua cella di vocabolo Sabbione sembrerebbero confermare le ipotesi della prima ora: morte naturale. L'esame effettuato da dottor Massimo Lancia escluderebbero la presenza di segni di violenza sul corpo dell'uomo detenuto dallo scorso febbraio nella casa circondariale ternana dopo una condanna a 18 mesi per furto.

Sembra dunque perdere corpo la ricostruzione che invece nelle ore immediatamente successive al decesso era stata fornita dai famigliari dell'uomo che, in una intervista a Il Giornale, avevano parlato della presenza di "lividi su tutto il corpo" e di sangue che usciva "da naso, bocca e orecchie".

Un atto dovuto il fascicolo d'indagine aperto dal pm Marco Stramaglia così come la perquisizione della cella dell'uomo e tutta una serie di altre attività investigative, svolte anche in considerazione che alcuni giorni prima rispetto alla data del decesso, nella sezione che ospitava il moldavo si era verificata una rissa tra detenuti senza che l'uomo fosse stato comunque coinvolto. 

Tra le ipotesi a cui legare il decesso - che dovranno trovare eventuale conferma da ulteriori accertamenti scientifici - c'è quella che l'uomo facesse uso di sostanze stupefacenti che potrebbero avere innescato una reazione mortale con gli psicofarmaci che il moldavo comunque assumeva e con eventuali altri farmaci che l'uomo assumeva in conseguenza dei forti dolori gastrici di cui soffriva.

I dubbi sulla morte del moldavo nella giornata di domenica avevano spinto anche la presidente della Regione, Catiuscia Marini, ad esprimere perplessità su quanto accaduto e a chiedere l'intervento del garante dei detenuti di Umbria e Lazio, Stefano Anastasia, oltre ad una serie di accertamenti da parte della Asl.  

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