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Cronaca

“A tre anni dal terremoto macerie, bruttezze da selfie e marketing di basso cabotaggio”

Sisma di Amatrice, il commento: da allora non abbiamo più la casa, prego per i morti e per i loro famigliari

Tre anni fa il terremoto. Io non c’ero, ma Antonella e i ragazzi sì.

andrea fabbri-2Io stavo a 250 km per lavoro. Dormivo, ignaro della catastrofe. È vero: io non l’ho sentito, ma alzarsi alle 8, accendere la tv piena di immagini e grida, riaccendere il telefonino e accorgersi che i tuoi hanno provato a cercarti infinite volte senza successo posso assicurarvi che non è un bel momento.

Da allora non abbiamo più la casa di proprietà (della banca). Siamo riusciti a salvare qualcosa, forse un terzo del mobilio e pochissimo degli effetti personali.

Sono passati tre anni. Tre commissari di Governo uno peggio dell’altro. Ora probabilmente si va per il quarto. E tutto, tutto è come allora. Per tutto intendo tutto ciò che non è pubblico e ubicato nei punti strategici dello struscio turistico. Lì, almeno, hanno avuto la decenza di rimuovere le macerie e di trasformare i ruderi in “bruttezze” da selfie. Una strategia di marketing di basso cabotaggio, però almeno qualcuno può aggrapparsi all’illusione della ripresa. Miraggio psicologicamente molto importante.

A tre anni dal sisma mortale di Amatrice, Norcia è una moderna Pompei. Solo che non si paga biglietto di ingresso. Al più si consuma un pasto in uno dei ristoranti delocalizzati. Troppo poco per sostenere l’economia antesisma. I nursini resistono. Gente di montagna con la tempra rocciosa. Ma nessuno è highlander. La vita scorre, le esigenze cambiano e qui - al di là delle parole e dei giochi d’estate - è tutto fermo. Come una rondine non fa primavera, anche 10 case classe E rimesse a posto sulle centinaia in attesa fanno zero virgola.

Tre anni dal terremoto. Volevo scrivere qualcosa di importante. Mi vengono in mente solo un Padre Nostro e un’Ave Maria per i morti di Amatrice dei quali molti di noi si ricordano soltanto in queste occasioni. Prego per loro e per i loro famigliari: è l’unica cosa seria da fare. Oggi e domani.

*giornalista de La Nazione
Tratto dal suo profilo facebook

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