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Cronaca

Vendono mille auto ma non pagano un centesimo di tasse: scoperta maxievasione da due milioni di euro

I funzionari dell’Agenzia delle dogane scoprono una truffa tra Terni, Perugia e Roma: cinque persone indagate, sequestrati contanti, vetture e moto oltre a terreni e fabbricati. Ecco come funzionava

Sulla carta si trattava di una società attiva nell’export di auto. E che quindi avrebbe avuto il privilegio di versare l’Iva relativa alle vendite soltanto dopo avere concluso l’affare con il cliente finale. In realtà, sarebbe stato soltanto una truffa. Perché secondo i funzionari dell’Agenzia delle dogane, l’impresa non ha pagato un centesimo di tasse, nonostante tra il 2015 e il 2019 abbia movimentato oltre un migliaio di automobili.

L’indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Spoleto è partita nel 2018 quando gli uffici di Terni e Perugia hanno cominciato a notare alcune anomalie per le quali sono stati disposti una serie di accertamenti nei confronti di due società, con sede legale nel Perugino e gestite da un umbro che figurava quale socio unico e amministratore. Una sede operativa era stata fissata sempre nel Perugino, mentre l’altra (solo dichiarata) nel Ternano.

Secondo la ricostruzione di procura e Agenzia delle dogane, il modus operandi consisteva nell’acquistare le autovetture (oltre mille quelle accertate dai funzionari doganali nel quinquennio 2015-2019) avvalendosi fraudolentemente dello status di esportatore abituale che consente di versare l’Iva all’erario solo dopo la vendita del mezzo al cliente finale. In realtà, come le indagini hanno permesso di accertare, le due società non avrebbero mai fatto cessioni intracomunitarie o esportazioni extra Unione europea.

Su ordine della procura di Spoleto erano state disposte perquisizioni in Umbria e nel Lazio (anche presso due rivenditori di una frazione della Capitale) che hanno consentito di recuperare una imponente mole di documentazione amministrativa, contabile e fiscale grazie alla quale è stato possibile ricostruire le operazioni fraudolente messe in atto dal sodalizio. Sono stati ascoltati anche 32 fornitori di auto (estranei all’inchiesta) da cui le due società umbre si rifornivano.

Cinque le persone indagate, tutti uomini tra i 40 e i 50 anni, due residenti nella Provincia di Perugia (l’amministratore e un consulente fiscale), due in quella di Roma e uno in quella di Terni. A loro viene contestata l’emissione di fatture soggettivamente inesistenti e altre ipotesi di reato di natura dichiarativa. L’evasione contestata si aggira attorno ai due milioni di euro.

Le attività di questi ultimi giorni hanno consentito di sequestrare 15 autovetture, 2 motociclette, denaro rintracciato dalle verifiche sui conti correnti societari nonché alcuni terreni e fabbricati in provincia di Perugia.

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