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Cronaca

Turbativa d’asta, indagati i vertici dell’ospedale di Terni

L’accusa: affidato senza gara il servizio per la prevenzione delle infezioni. La replica del Santa Maria: operato nel rispetto delle leggi

L’accusa parla di “turbata libertà di scelta del contraente”. La difesa replica: già forniti tutti i chiarimenti, abbiamo operato nel rispetto delle leggi. Sono quattro gli indagati dalla procura della Repubblica di Terni che, per mano del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Terni, ha consegnato nelle mani dei vertici dell’azienda ospedaliera Santa Maria altrettanti avvisi di conclusione delle indagini.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Raffaele Iannella – e di cui dà notizia l’edizione ternana del Messaggero – prende le mosse dalla delibera con cui è stato affidata la fornitura di materiali e la specifica formazione per un progetto sperimentale legato alla prevenzione di infezioni nella struttura sanitaria cittadina.

L’affidamento, per un importo di 249mila euro, sarebbe stato fatto in maniera diretta ad una azienda lombarda (la 3M Italia di Pioltello, Milano, estranea all’inchiesta) anziché attraverso una gara pubblica. Nel registro degli indagati sono stati iscritti i nomi del direttore generale dell’azienda ospedaliera, Maurizio Dal Maso, del direttore amministrativo, di un dirigente e di un funzionario a cui sono stati recapitati gli avvisi di conclusione delle indagini.

In una nota, la direzione aziendale conferma di “avere già fornito tutti i documenti e tutti i chiarimenti richiesti dalle autorità competenti, in spirito di completa collaborazione, per quanto riguarda il progetto di miglioramento assistenziale realizzato nell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni per la riduzione delle infezioni ospedaliere, in particolare quelle del sito chirurgico. Riconfermando la massima disponibilità e collaborazione, la direzione aziendale ha già oggettivamente dimostrato di avere sempre operato nel rispetto completo delle leggi vigenti, tant’è che, come già esplicitato alla procura, in realtà non vi è stata alcuna spesa aggiuntiva e alla fine della sperimentazione sono stati riscontrati una sensibile riduzione delle infezioni ospedaliere e un importante risparmio in termini di giornate di degenza, costi diretti e indiretti legati all’assistenza”.

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