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Cronaca

Valigie di droga dal Pakistan a Terni. Decapitata la cupola dei signori dell'eroina

L'operazione "Alì Park" fa emergere il "mondo di mezzo" dello spaccio che ha scelto Terni come punto strategico per lo smercio internazionale di stupefacenti: "I boss dell'organizzazione erano soggetti insospettabili".

Un gruppo criminale multietnico sgominato da una operazione a carattere nazionale durata un anno. Un'organizzazione criminale dedita allo spaccio di grandi quantità di eroina e cocaina di "respiro internazionale", che dal Pakistan faceva arrivare a Terni carichi di stupefacenti condensati nelle valigie. 

A capo dell’organizzazione, un pakistano di 45 anni, residente a Terni, che “dirigeva” gli altri membri dell’organizzazione, impartendo ordini per tutte le varie fasi del traffico, dall’acquisto alla cessione. Oltre ai 6 pakistani, i 2 tunisini ed il nigeriano garantivano un canale continuativo e diffuso di cessione dello stupefacente: uno dei due tunisini ed il nigeriano erano difatti attivissimi su Terni, mentre l’attività dell’altro tunisino – residente ad Empoli - si concentrava su parte del mercato toscano. Per loro è scattata la custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Perugia, su richiesta della direzione distrettuale antimafia che ha messo la parola fine sull'operazione "Alì Park".

Criminali "insospettabili"

Indagini complesse, si diceva, perché a rendere più articolato il lavoro degli inquirenti è stata la formale "insospettabilità" del gruppo dei pakistani, i quali conducevano una vita formalmente regolare e di basso profilo, attraverso una attività di money transfer regolarmente dichiarata, con un tenore di vita che non destava nessun sospetto relativo ai grandi guadagni - varie decine di migliaia di euro mensili - generati dallo spaccio degli stupefacenti. Una facciata che rendeva inverosimile una frenetica attività di acquisto (direttamente in Pakistan), rilavorazione e smercio della droga

Terni centro operativo

Terni era stata eletta come base dello spaccio. A spiegare l'avvio delle indagini è il pubblico ministero Camilla Coraggio, che racconta come i riflettori puntassero sui movimenti di un uomo di origine marocchina che, nelle ricostruzioni a posteriori, fungeva di grossista nell'operazione "Gotham". Successivamente si sarebbe costituito il primo nucleo operativo territoriale con i soggetti di origine pakistana che, come spiega Davide Caldarozzi, capo della squadra mobile della polizia di Terni, avrebbero poi interessato altre cellule dislocate, oltre che a Terni, anche su Roma, Pavia e Ancona. 

Il "giro" della droga

La droga viaggiava in "seconda classe" attraverso dei voli aerei che la trasportavano dal Pakistan direttamente in Italia, senza scali fissi o destinazioni consuete. Nei racconti degli inquirenti si parla del caso di un carico era partito come sempre dal Pakistan, per poi giungere in Austria direzione Trieste. In città il trolley è stato intercettato dalla Guardia di Finanza che ha arrestato un "corriere" pakistano minorenne che, nel piano, avrebbe dovuto consegnare il carico a un soggetto italiano proveniente da Terni giunto a Trieste come da accordi. Grazie a questo genere di movimenti, gli inquirenti hanno potuto tracciare le linee operative relative ai viaggi intercontinentali della droga e le sue successive "destinazioni d'uso".

Il money trasfer della stazione di Terni come base dello spaccio

Una volta che il carico di stupefacenti raggiungeva la base di Terni, si attivava la macchina logistica dei pakistani guidata all'interno di una attività di money transfer ubicata nei pressi della stazione di Terni. Una postazione strategica per coordinare le successive operazioni di rilavorazione dei carichi solidificati nelle valigie e di smercio fuori regione. 

Lavorazione dell'eroina

Durante l'operazione sono stati sequestrati circa 15 chili di eroina e circa 300 grammi di cocaina. La droga veniva "raffinata" all'interno di 5 appartamenti dislocati fra Borgo Bovio e la stazione attraverso un procedimento complesso. Prima di partire dal Pakistan, veniva solidificata attraverso un procedimento chimico all'interno dei doppi fondi dei trolley per eludere i controlli. Successivamente veniva estratta - compito del malvivente bolognese - e nuovamente polverizzata, pesata e confezionata per lo smercio con direttrici in tutta Italia. 

Un anno di indagini

Il procuratore Giuseppe Petrazzini, coordinatore dell'antimafia di Perugia, parla di un risultato raggiunto grazie a sinergia a tutto campo delle istituzioni. Un' indagine complessa che si è articolata in tutta Italia. Più di anno di pedinamenti capillari finalizzati alla ricostruzione dei movimenti dei boss, della rete di spacciatori e dei "corrieri".

Possibili collusioni con il terrorismo

Dalle ricostruzioni degli inquirenti, emerge l'ombra del terrorismo di matrice islamica. Secondo alcune interpretazioni che, tuttavia, non hanno trovato ancora sostanza probatoria, le attività di spaccio avrebbero potuto costituire una modalità di finanziamento per la nascita e lo sviluppo di cellule terroristiche. Sospetti che trovano dei primi indizi nelle perizie dei telefonini dei malviventi di origine pakistana che conterrebbero numerose immagini riferibili a gruppi terroristici islamici.

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