Vino adulterato con sostanze vietate e messo in vendita, produttore condannato
La Corte di cassazione conferma la sentenza della Corte d’appello nei confronti di una cantina in provincia di Terni
La Corte di cassazione ha confermato la condanna al pagamento di 500 euro di multa per un coltivatore e produttore di vino per aver posto in commercio un prodotto adulterato, confermando la sentenza della Corte d’appello di Perugia.
Secondo l’accusa l’imprenditore, proprietario di una cantina in provincia di Terni, avrebbe “posto in commercio vini variamente denominati dopo averli sofisticati mediante l’impiego di prodotti vietati e destinati a modificarne le caratteristiche naturali (cisteina, matrici redox, acido cloridrico, acido fostorico, acido solforico, sale rosa) così rendendoli diversi per qualità da quanto dichiarato, nonché vini variamente denominati dopo averli mescolanti con vini di tipologia provenienza ed annata diverse da quelle dichiarate”.
Nel ricorso si sosteneva che non sussistesse alcun “tentativo di frode in commercio poiché nel caso di specie era stato accertato il mero deposito del vino presso un magazzino o una cantina aperta al pubblico (…) preparato (…) con l’aggiunta di sostanze diverse, in mancanza di qualsivoglia indicazione dell’aggiunta di siffatti ingredienti”. Merce che non sarebbe stata destinata al commercio visto che “non vi sarebbe stata alcuna trattativa con un potenziale acquirente, né il prodotto sarebbe stato esposto per la vendita”.
Tesi che anche i giudici della Cassazione hanno ritenuto non valida, confermando la sentenza di condanna e il “sequestro 4 vasi vinari e un prodotto imbottigliato”.