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Economia

Vertenza Vetrya, confronto per evitare la procedura di licenziamento collettivo: “Valutare ulteriori soluzioni”

La posizione di Fim Cisl e Fiom Cigl: “Esprimiamo forte preoccupazione per lo stato attuale della vicenda che rischia di pesare sull’economia di un territorio come quello orvietano già in difficoltà”

Un confronto aperto - nei giorni scorsi - tra le segreterie di Fim-Cisl e Fiom-Cgil, la società Vetrya e Confindustria. Sul tavolo la procedura di licenziamento collettivo aperto per trentacinque lavoratori e la messa in liquidazione della società, indicando come unico percorso il concordato preventivo in continuità indiretta. Oltre agli incontri del 9 e 17 novembre si è tenuto una ulteriore riunione – 16 novembre - convocata dalla Regione Umbria, rappresentata da Michele Fioroni. L’assessore si è impegnato a mettere in campo tutte le possibili soluzioni, finalizzate alla salvaguardia dei livelli occupazionali.

A margine delle riunioni, le organizzazioni sindacali hanno chiesto all’azienda delucidazioni rispetto: “Alla comunicazione dell’assemblea dei soci e cosa ciò comporta per tutti i lavoratori. Alle motivazioni che hanno portato all’apertura di un procedimento di licenziamento collettivo per 35 unità. Inoltre di valutare alternative al licenziamento collettivo, come ad esempio l’utilizzo di ammortizzatori sociali o altri istituti, come anche detto dalla Regione Umbria. Infine la prosecuzione attività lavorativa dei restanti lavoratori non presenti nella procedura”. Secondo le sigle: “L’azienda ha ribadito le motivazioni di questa scelta, già dettagliate nella procedura, che sono da ricondurre ad una crisi emersa dai risultati consolidati e dovuti al fatto che non si svolge più l’attività VAS che generava la parte preponderante del fatturato. La stessa ha quindi ribadito la necessità di procedere con il licenziamento collettivo, al fine di permettere una nuova prospettiva di lavoro e sviluppo per la società e i restanti lavoratori”.

Le preoccupazioni di Fim-Cisl e Fiom-Cgil: “Per lo stato attuale della vicenda che rischia di pesare sull’economia di un territorio come quello orvietano già in difficoltà. Inoltre sull’occupazione e sul salario dei lavoratori, sia quelli interessati alla procedura ma anche per coloro che ad oggi non ne fanno parte. Siamo di fronte ad un’azienda messa ufficialmente in liquidazione ma mai comunicato nei tavoli di confronto. Da ultimo ci risulta che diverse unità abbiano dato le proprie dimissioni volontariamente, rischiando di generare ulteriori problematiche di professionalità e organizzazione del lavoro”. Ed ancora: “Discutere una procedura di licenziamento collettivo, sapendo che nei prossimi giorni si dovrebbe passare in un concordato preventivo indiretto è un elemento di forte preoccupazione, perché rischia di penalizzare i lavoratori coinvolti. Oltre a perdere il posto di lavoro rischiano di essere messe in discussione alcune spettanze economiche fin qui maturate, anche a livello di tempistica del pagamento delle stesse. Se invece si dovesse proseguire senza l’annunciato concordato o se lo stesso non venisse omologato, la procedura da subito produrrebbe discriminazione tra chi è riconosciuto oggi come esubero rispetto agli altri che termineranno il rapporto di lavoro con la liquidazione dell’azienda”.

Pertanto: “Riteniamo che debbano essere tenute in considerazione tutte le soluzioni alternative al licenziamento collettivo, senza escludere per chi vorrà, un incentivo all’esodo. Invitiamo pertanto l’azienda – concludono - a rivedere le proprie posizioni, fin dal prossimo incontro fissato per il 24 novembre”.

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