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Economia

Ast, “viaggio della speranza a Roma”. Sull’accordo di programma c’è molto da fare

Incontro al ministero fra azienda, Governo e parti sociali. Viale Brin ha tempo fino al 30 giugno per presentare il piano industriale. Ma su risorse e progetti è ancora buio fitto. E tornano a galla i problemi di vent’anni fa

“Un viaggio della speranza”. Che non è andato proprio bene. Forse, le parole di Giovacchino Olimpieri riassumono nel modo più diretto ed efficace il senso dell’incontro che oggi si è tenuto a Roma e che doveva in qualche modo segnare una svolta nel futuro prossimo delle Acciaierie di Terni.

In realtà, anche gli altri sindacati tornano dal summit romano con l’amaro in bocca. “Nell’incontro di oggi sullo stabilimento Ast Arvedi di Terni al ministero delle imprese e del made in Italy, abbiamo manifestato grande preoccupazione per la mancanza di certezze sia sul piano industriale che sull’accordo di programma, perché è necessario avere garanzie sull'occupazione, dei diretti e dell’indotto, e sulla continuità di lavoro visto che nell’ultimo mese l’azienda è ricorsa all’utilizzo della cassa integrazione”, dicono Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Alessandro Rampiconi, segretario generale Fiom-Cgil Terni. 

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“È trascorso oltre un anno dall’acquisizione di Ast da parte del gruppo Arvedi ma la realizzazione del nuovo piano industriale, fulcro del futuro accordo di programma di Terni, ancora non decolla. Il miliardo di euro di investimenti previsti dal piano industriale che consentirà l’aumento dei volumi produttivi fino ad 1,5 milioni di tonnellate di prodotto finito e che prevede nuovi impianti, produzione ambientalmente compatibile, energia rinnovabile, elettrolizzatori e idrogeno non può essere bloccato dalla burocrazia. Gli altri competitor non stanno fermi e Acciai speciali Terni deve avere gli stessi fattori di competitività rispetto agli altri, a partire dal costo dell’energia, anche per affrontare la concorrenza sleale”, commentano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, e Simone Lucchetti, segretario Uilm Terni.

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Ora, dietro al velo delle dichiarazioni, sarebbe necessario capire cosa davvero sia accaduto a Roma. L’incontro di oggi era stato convocato per chiarire una serie di regole e parametri europei necessari a sbloccare l’iter per il nuovo accordo di programma su Ast e area di crisi complessa. Il ministero ha letto le carte e capito le regole del gioco, pur senza esplicitarle in maniera evidente agli altri attori del tavolo. O almeno, non alle parti sociali. Ossia: si sa che il piano dovrebbe portare su Terni – meglio, sull’acciaieria e in parte sul suo indotto – investimenti per circa un miliardo di euro. Ma non è chiaro in che misura le risorse potrebbero essere ripartite.

Soprattutto, il percorso non può fare a meno del piano industriale Ast che però ancora non c’è. Con l’azienda che “nicchia” a fronte di richieste che riguardano energia e infrastrutture, ossia problemi che il territorio affronta, ma non risolve, da almeno vent’anni.

Insomma, un “viaggio della speranza” a Roma che è servito a poco o a nulla. L’unica novità: entro il 30 giugno Ast-Arvedi deve presentare il suo piano industriale, anche e soprattutto in funzione della “filiera del tubo” (la crisi Tct e il destino del Tubificio sono dirimenti). Passato questo “click” day le parti torneranno a incontrarsi. Magari per sottoscrivere un accordo. Anche se sul programma, sembra che ci sia ancora molto da fare.

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