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Economia

Annuario economico dell’Umbria 2019-2020, l’Ast si piazza al secondo posto

La tradizionale classifica stilata dal Centro Studi ESG89 per le società con fatturato compreso fra 5 e 50 milioni di euro

Un annuario economico dell’Umbria (realizzato dal Centro Studi ESG89) che raccoglie e classifica le 537 società che hanno registrato un fatturato compreso fra 5 e 50 milioni di euro.

Anche se la platea delle aziende è distribuita prevalentemente nella provincia di Perugia, con ben 441 compagini a fronte delle 96 nella provincia di Terni, il podio delle società di capitali dell’Umbria porta però i colori rosso-verde.

Al secondo posto spicca infatti l’Acciai Speciali Terni con 1.684.764.846 euro. Medaglia d’argento per l’Ast dunque, preceduta da Pac 2000 a Conad (che conferma la prima posizione con 3.014.785.000 euro) e seguita da Coop Centro Italia (con 847.870.000 euro).

Posizioni che si ritrovano anche nella gerarchia per utile netto, dove è prima la cooperativa Pac 2000 a Conad con 89.561.000 euro, seconda l’Ast con 87.087.112 euro e terza Brunello Cucinelli con 52.485.000 euro.

Qualche altro numero: fra le top 10 per fatturato, 9 sono nella provincia di Perugia e 1 in quella di Terni. I comuni con la più alta densità di top aziende sono Perugia con 242 società, seguita da Terni con 97 e da Foligno con 67, che supera Città di Castello che ne registra 65. Sono 34 le società che superano il fatturato di 100 milioni.

L’analisi

I comparti più numerosi sono rappresentati dal commercio al dettaglio e all’ingrosso con 117 società, seguito dalla meccanica con 89 e dall’agro-alimentare con 64. Per il 24% di loro si è assistito ad un leggero calo del fatturato rispetto all’esercizio precedente anche se nel complesso il volume d’affari si è incrementato di oltre 1 miliardo.

"È su questo campione di società – commenta Giovanni Giorgetti, ceo di ESG89 Group editore dell’Annuario economico e direttore del Glocal Economic Forum – che l’Umbria può e deve scommettere per il futuro. Si tratta perlopiù di aziende familiari, di prima o di seconda generazione dove l’innovazione e la digitalizzazione hanno iniziato a dare i frutti sperati e molte di loro risultano da tempo export oriented".

Cosa manca? “Una diffusa managerialità – conclude Giorgetti – durante la tre giorni del Glocal Economic Forum è emerso che la maggioranza delle medie imprese non hanno in pancia collaboratori-manager in grado di far fare il salto di qualità necessario. Medie imprese e manager di trincea: ecco quindi i due nuovi concetti nel panorama economico italiano e regionale che la crisi ha imposto anche agli imprenditori più allergici ai cambiamenti”.

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