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Ast, l’azienda conferma: stop agli impianti, scatta la cassa integrazione. Allarme dei sindacati

Incontro tra la direzione di viale Brin, segreterie territoriali e Rsu. Mercato in difficoltà e contrazione dei consumi tra le ragioni della fermata. Prossimo step a giugno

Non c’è solo la fermata degli impianti a tenere sulle spine i lavoratori e le organizzazioni sindacali di Ast. Perché la situazione di oggi – innescata dalle “difficoltà contingenti di mercato dovute ad una contrazione complessiva dei consumi e previsioni molto corte rispetto al passato” – assieme alla “mancata firma dell’accordo di programma, la presentazione di un piano industriale dettagliato e la riorganizzazione che l’azienda sta mettendo in campo, potrebbero generare problemi per il prosieguo del percorso”.

Se dunque le segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl e Rsu aziendali “giudicano positivamente” l’incontro che si è tenuto oggi con i vertici di viale Brin nel quale è stata confermata la fermata degli impianti fino al prossimo 10 maggio con nuove possibili date entro la fine del mese – ad eccezione di Società delle fucine e Tubificio – allo stesso tempo hanno espresso anche una “forte preoccupazione”.

La valutazione positiva va a commentare la sottoscrizione dell’accordo che dà il via alla cassa integrazione per il periodo interessato dallo stop degli impianti di produzione. “Le segreterie territoriali – è scritto in una nota congiunta - valorizzano e giudicano positivamente l’incontro che ha visto la sottoscrizione dell’accordo sulla cassa integrazione prevedendo la maturazione degli istituti delle ferie oltre i permessi orari già previsti che non sono maturabili, invece, nell’intervento di cassa integrazione a zero ore. Inoltre nella sottoscrizione dell’accordo è previsto un ulteriore incontro nel mese di giugno per valutare la maturazione di ulteriori istituti aggiuntivi”.

Il rovescio della medaglia parte però dalla considerazione per la quale “in un momento di grande difficoltà che vede il mercato in grande cambiamento e più incerto, le buste paga dei lavoratori vengono erose da una crescente inflazione e dal costo dell’energia. Per questo, abbiamo posto al tavolo una serie di considerazioni che devono necessariamente vedere un cambio di rotta da parte aziendale che presuppone scelte sempre più condivise con le organizzazioni sindacali e la Rsu”.

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