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Economia

“Cassa” all’Ast, la speranza che arriva da Bruxelles: viale Brin prende tempo, i sindacati insorgono

Rinviato l’incontro in Confindustria per definire i dettagli degli ammortizzatori sociali. L’azienda: verificare eventuali misure contro l’acciaio dell’Indonesia. L’Usb chiama allo sciopero generale

Dall’Indonesia, passando per Bruxelles fino ai cancelli di viale Brin. La partita che interessa l’Ast di Terni si gioca inevitabilmente su uno scacchiere internazionale che, mai come in questi mesi, vive di fibrillazioni continue, in grado di modificare scenari e dunque decisioni nel volgere di poche ore.

Ed è proprio una di queste decisioni che potrebbero cambiare i contorni della richiesta di cassa integrazione ordinaria che, annunciata dalla multinazionale, dovrebbe riguardare dal prossimo 30 settembre circa 1.200 lavoratori (più o meno la metà degli addetti diretti) per tre mesi.

“Alla luce delle notizie arrivate in questi giorni da Bruxelles, secondo cui la Commissione europea avrebbe deciso di includere anche l’Indonesia nell’elenco dei Paesi in via di sviluppo soggetti alle misure di salvaguardia a tutela dei produttori di acciaio inossidabile – è spiegato in una nota diffusa da viale Brin - Ast ha richiesto di posticipare di un paio di giorni l’incontro relativo alla cassa integrazione ordinaria previsto per oggi pomeriggio (16 settembre, ndr) negli uffici di Confindustria, con le organizzazioni sindacali. La richiesta – spiega ancora l’azienda - nasce dalla necessità di approfondire con attenzione tutti gli impatti che potrà avere questa decisione sul nostro mercato, contribuendo a definire nella maniera più adeguata la richiesta di cassa integrazione ordinaria, la sua durata e il relativo numero di dipendenti interessati”.

Esistono dunque delle variabili che potrebbero orientare in maniera diversa la scelta soprattutto se le misure di salvaguardia, dovessero volgere a favore della produzione europea ed italiana.

La decisione di rinviare l’incontro non ha però ottenuto i favori della federazione provinciale Usb lavoro privato e la Rsu Usb di Ast che ritengono “inaccettabile il rinvio dell’incontro da parte dell’azienda motivato con ‘sopraggiunte esigenze interne aziendali’, incontro che aveva come ordine del giorno la discussione di approfondimento necessaria dopo l’apertura della procedura di cassa integrazione ordinaria”.

Da qui la decisione di estendere a tutti gli stabilimenti lo sciopero già in programma per domani, martedì 17, e mercoledì 18 settembre. Per martedì sono previste 4 ore di astensione dal lavoro per ogni fine turno per tutti gli operai e gli impiegati di Ast. Per mercoledì, la Squadra A incrocerà le braccia dalle 10 alle 14.

Fim, Fiom, Uil, Fismic e Ugl rispetto al rinvio dell’esame congiunto sulla cassa integrazione di Ast parlano invece di un “ennesimo atteggiamento superficiale che vede criticità di forma e sostanza, soprattutto nelle modalità in cui si intendono gestire le relazioni industriali e sindacali. È paradossale che l’incontro previsto, a fronte di tante notizie confusionarie uscite a mezzo stampa, venga rinviato senza specificarne la motivazione e che venga annunciato in modo non diretto da parte di Ast, in quanto poteva rappresentare un momento utile per chiarire tutte quelle paure che la comunicazione ufficiale ha generato”.

Le organizzazioni si dicono “fermamente convinte che Ast, per il potenziale che può esprimere, merita una gestione più attenta nell’organizzazione del lavoro e più rispettosa delle maestranze (dirette, indirette e somministrate) finalizzata a qualificare il sistema di relazioni che è indispensabile per la tenuta sociale di questo territorio”.

I sindacati auspicano dunque che “tale rinvio sia propedeutico a mitigare l’impatto sociale della cassa integrazione nei numeri e nei tempi, anche a fronte di modificati scenari che nelle ultime ore stanno emergendo a livello globale e di mercato”.

L’ultimo passaggio della nota congiunta fa riferimento alla chiamata allo sciopero della Usb. “Crediamo che utilizzare lo sciopero delle Rsu di Ast, su temi interni, introducendo questioni di carattere generale ancora non discusse è una pura operazione di visibilità di basso profilo, che rischia di generare più confusione di quella che già oggi c’è”.

  

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