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Economia

Lavoro tra pandemia e guerra: l’industria cresce, il turismo perde seimila posti

I dati pubblicati dall’Agenzia Umbria Ricerche relativi al 2021: in aumento i dipendenti a tempo indeterminato, più uomini che donne

Cresce il numero degli occupati nel settore industria, mentre crolla quello del settore turismo, più colpito dalla pandemia. In totale in questo ambito sono più di seimila i posti persi. A fotografare il mondo del lavoro è l’Agenzia Umbria Ricerche nel suo report annuale.  

La crescita dell’occupazione in Umbria nel 2021 è contraddistinta da un fenomeno in controtendenza rispetto al dato nazionale, ovvero da un sostenuto incremento nell’industria in senso stretto che ha portato il numero di occupati a 76 mila (oltre 6 mila in più rispetto al 2020 e quasi 8 mila in più rispetto al 2019). Una tendenza analoga a quella nazionale ma molto più intensa riguarda la ripresa del settore delle costruzioni. Continua invece a scendere anche nel 2021 l’occupazione del settore più colpito dalla pandemia (Commercio, alberghi, ristoranti) che, con un calo occupazionale dell’8,4% rispetto al 2019, in Umbria come in Italia, nella regione perde circa 6 mila e 600 unità. Più contenuta l’emorragia negli Altri servizi (-3,2% dal 2021 al 2019) e in questo caso l’Umbria continua a perdere numeri, a fronte di una lieve ripresa su base nazionale. Prosegue da due anni la perdita di occupati nell’agricoltura, mentre in Italia il settore primario registra aumenti per il terzo anno consecutivo.

Tra i dipendenti, quelli occupati a tempo indeterminato in Umbria continuano a crescere dal 2018 arrivando a toccare le 222 mila unità nel 2021, un valore superiore a quello del 2019. L’Italia, invece, non riesce a recuperare i livelli di due anni prima. La crescita dei tempi indeterminati, sia in Umbria che in Italia, è attribuibile esclusivamente alla componente maschile (le occupate con contratti a tempo indeterminato nel 2021 sono numericamente inferiori sia rispetto al 2020 che al 2019). I dipendenti con contratti a termine, la cui entità aveva subito una brusca caduta nell’anno dello scoppio della pandemia, hanno ripreso a crescere sfiorando le 47 mila unità (senza però recuperare il livello del 2019 che in Umbria era di quasi 49 mila unità). La crescita nell’ultimo anno è stata particolarmente sostenuta, in Umbria più che in Italia, per le donne così come per gli uomini.

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