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Economia

“Caro energia, così la siderurgia rischia il collasso: migliaia di lavoratori in bilico sulla cassa integrazione”

Manovra e aziende energivore, intervento di Ugl: “Difficile in questo contesto, soprattutto per le imprese metalmeccaniche come Ast, essere o continuare a essere competitive sul mercato con simili costi”

“La legge di bilancio appena varata non tiene conto delle aziende energivore: in più incontri con i vari ministri avevamo posto il problema del caro energia, c’è bisogno della convocazione di un tavolo di confronto, perché le aziende non vanno lasciate da sole”.

È la richiesta in una nota congiunta del segretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, e del vicesegretario nazionale con delega alla siderurgia, Daniele Francescangeli.

“Senza interventi per calmierare anche per queste aziende il costo dell’energia, in particolare nel settore metalmeccanico, quello che si rischia realisticamente è una massiccia richiesta di cassa integrazione per migliaia di lavoratori dell’industria e nello specifico di quelli dipendenti da aziende che operano nel settore della siderurgia. Difficile in questo contesto per loro essere o continuare a essere competitive sul mercato con simili costi”.

spera, francescangeli ugl-2“In base alle norme emanate dalla Commissione europea, in vista della totale trasformazione della produzione di energia, non si è tenuto conto delle numerose criticità da risolvere – spiegano Spera e Francescangeli – prime tra le quali la resistenza dell’opinione pubblica a grandi progetti nel settore energetico e delle infrastrutture, il mix energetico, la necessità di prevedere misure per compensare l’aumento dei prezzi dell’energia, che sarà una conseguenza inevitabile del percorso di decarbonizzazione per passare tutte le industrie all’elettricità”.

Per i sindacalisti “è di fondamentale importanza che le aziende energivore, in primis siderurgia e chimica ma anche la metalmeccanica, siano protette da aumenti incontrollati dei prezzi, in Italia più alti della maggior parte dei partner economici a livello globale. Il paradosso è che le aziende si sono adeguate agli obiettivi di riduzione di emissioni, ma, nonostante ciò, sono state lasciate sole nel mercato libero della vendita del prodotto. Ricordiamo che in passato la siderurgia nazionale, due esempi su tutte Ast Terni e Ex Alcoa Portovesme, per rimanere concorrenziale sul mercato ha dovuto subire multe e infrazioni dalla Comunità europea, non vorremmo che la storia si dovesse ripetere”.  

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