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Economia

Cassa integrazione, un “buco” da oltre cento milioni: ogni lavoratore ha perso almeno 1.600 euro

L’analisi della Uil, in Umbria nel 2020 autorizzate oltre 55 milioni di ore. Vronese: nella complessiva riforma degli ammortizzatori sociali, occorre tenere presente il tema della revisione dei tetti massimi del sussidio

In Umbria nel 2020 sono state autorizzate 55.469.582 ore di cassa integrazione, di cui 28.743.995 ordinaria, 12.210.249 in deroga e 14.515.338 di Fis e Fondi solidarietà bilaterali. Si stima che il numero dei dipendenti in casa integrazione a zero ore nel 2020 in Umbria sia stato di 27.191 unità, di cui in ordinaria 14.090, in deroga 5.985 e in FIS e Fondi di solidarietà bilaterali 7.115.

Da una simulazione della Uil servizio lavoro, coesione e territorio che ha elaborato i dati Inps delle ore autorizzate di cassa integrazione salariale, un dipendente in cassa integrazione per tre mesi a zero ore (con un reddito lordo annuo 20.980), tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di tredicesima e quattordicesima, perderebbe 1.611 euro netti annui; con sei mesi di cassa integrazione, lo stesso dipendente subirebbe una riduzione pari a 3.229 euro netti annui, mentre con nove mesi di cassa integrazione la riduzione ammonterebbe a 4.898 euro netti annui; infine, con dodici mesi la riduzione sarebbe pari a 6.611 euro annui.

In Umbria la retribuzione persa dai dipendenti in cassa integrazione nel 2020 è dunque di 111.493.860 euro, di cui 57.775.430 per l’ordinaria, 24.542.600 per quella in deroga, e 29.175.829 per il FIS e i Fondi di solidarietà bilaterali.

Complessivamente a livello nazionale 8,7 miliardi di euro, al netto dell’Irpef nazionale e delle addizionali regionali e comunali: è quanto manca nelle tasche dei dipendenti nell’anno 2020 che, a causa del Covid19, sono stati in cassa integrazione. Tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di tredicesima e quattordicesima in due mesi le buste paga si sono alleggerite mediamente dal 9,6% al 39%, a seconda delle ore di cassa integrazione. A fronte di circa 4,3 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate nell’anno 2020 in Italia, numeri mai raggiunti in precedenza, i 7 milioni di beneficiari hanno perso, mediamente, 1.243 euro netti pro-capite annui.

“Pertanto, nella riforma più complessiva degli ammortizzatori sociali che si sta discutendo in questo momento occorre tenere ben presente - osserva la segretaria Uil confederale Ivana Vronese - il tema della revisione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione e della loro rivalutazione, fissati oggi per Legge, a 998,18 euro lordi mensili per retribuzioni inferiori o pari a 2.159,48 e a 1.199,72 per retribuzioni superiori a 2.159,48 euro”.

“Oltre all’innalzamento dei massimali – aggiunge Gino Venturi della Uil Umbria - la rivalutazione dei sussidi dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici molto vicini allo zero. Inoltre è necessario velocizzare e semplificare le procedure, per garantire una più rapida erogazione delle indennità, riducendo i ritardi nei pagamenti che, in questo periodo, hanno messo in grave difficoltà milioni di lavoratrici e lavoratori”.

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