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Economia

Aziende a rischio, Terni seconda in classifica: lo studio del Cerved

Secondo l’analisi nazionale dell’Osservatorio sulle imprese, la provincia ternana tocca una percentuale del 24.5%, dietro soltanto a Crotone

Dopo la ripresa post-Covid, peggiora nuovamente lo stato di salute del tessuto imprenditoriale italiano. Se le province con i peggioramenti più significativi sono al Sud, tra quelle con la maggiore quota di aziende a rischio c’è anche Terni, seconda solo a Crotone in tutta Italia. Sono i dati dell’analisi aggiornata dell’Osservatorio Rischio Imprese di Cerved: tra il 2021 e il 2022 le società a rischio di default sono cresciute, passando dal 14,4% al 16,1% e raggiungendo le 99.000 unità (+11.000), con 11 miliardi di euro in più di debiti finanziari ora pari a 107 miliardi (10,7% del totale). Restano lontani i picchi del 2020, quando le aziende potenzialmente rischiose erano addirittura 134.000 (21,7%). Eppure, l’inversione del trend preoccupa gli analisti. Se poi si considerano anche le società cosiddette “vulnerabili”, che nel triennio 2019-2022 sono passate dal 29,3% (181.000) al 32,6% (201.000), i debiti finanziari crescono di altri 195,8 miliardi di euro (+28 miliardi), pari al 19,5% del totale. 

Il fronte occupazione e Terni 

Sul fronte dell’occupazione, per un totale di oltre 3 milioni di lavoratori, quasi 1 su 3 (30,5%) sono impiegati in società fragili: infatti, agli 831.000 addetti delle imprese a maggior rischio (l’8,5%, +129.000 persone rispetto al 2021), vanno aggiunti gli oltre 2,1 milioni che lavorano in società considerate vulnerabili (21,9%, +228.000). Le imprese fragili si trovano soprattutto al Sud, dove costituiscono addirittura il 60,1% del totale, aggravando il già ampio gap con il Nord del Paese: le province con i peggioramenti più significativi sono infatti Isernia, il Sud della Sardegna, Matera, Foggia e Cagliari (ma anche Roma), mentre quelle con la maggiore quota di aziende a rischio sono Crotone, Terni, la stessa Isernia, Reggio Calabria, Messina, Siracusa e Cosenza. Le province che più hanno patito la nuova congiuntura sono tutte localizzate nel Centro-Sud e sono caratterizzate da settori fortemente penalizzati, come il turismo, la ristorazione, l'edilizia e parte dell'ingrosso agroalimentare: Isernia, terza per rischiosità in Italia, passata dal 19,8% al 23,7% di imprese a rischio; il Sud della Sardegna (20,4%, +3,5 punti percentuali), Matera (20%, +3,3 p.p.), Foggia (17,8% +3 p.p.), Vibo Valentia (21,7%, +3 p.p.) ma anche città metropolitane come Cagliari (20,1%, +2,9 p.p.) e Roma (21,4%, +2,7 p.p.). La provincia con la maggiore quota di aziende a rischio è invece Crotone (24,6%, +1,7 punti percentuali), seguita da Terni (24,5%, +2,7 p.p.), Isernia (23,7%, +3,9), Reggio Calabria (22,4%, +1,5 p.p.), Messina (22,3%), Siracusa (22,2%, +3 p.p) e Cosenza (22,1%). 

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