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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Il virus ammazza le botteghe: a Terni si abbassa una serranda ogni settimana

Covid, artigianato sempre più in affanno: i dati della Cgia di Mestre. La situazione in città, in Umbria e nel resto d’Italia. Zabeo: un nuovo lockdown generalizzato sarebbe il colpo di grazia

Anche a causa del Covid, l’artigianato è sempre più in affanno. Nei primi sei mesi di quest’anno, a livello nazionale, le imprese del settore sono diminuite di 4.446 unità, facendo scendere il numero complessivo presente in Italia a quota 1.291.156.

I dati portano la firma dell’ufficio studi dell’Associazione di artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre. Il dossier rileva che, sia nel primo (-10.902) che nel secondo trimestre 2020 (+6.456) i saldi sono stati tra i peggiori degli ultimi 10 anni, a conferma che l’artigianato, come del resto tutte le attività di prossimità, non è stato in grado di reggere l’urto dello shock pandemico.

I dati a livello regionale dicono che in Umbria - relativamente al primo semestre 2020 - il saldo tra imprese artigiane iscritte e cessate è pari -135 (646 iscritte e 781 cessate). Stringendo il focus sulla situazione provinciale, nello stesso periodo di tempo a Terni hanno aperto 143 imprese mentre hanno chiuso in 177 (-34) mentre a Perugia il dato è ancora più preoccupante visto che, a fronte di 503, le chiusure sono state 604 (-101).

Nei primi sei mesi dell’anno, le regioni che hanno subito i saldi negativi più importanti sono state quelle del Nord: Lombardia (-1.244), Emilia Romagna (-881), Veneto (-687) e Piemonte (-455). In controtendenza, invece, vanno segnalati gli score conseguiti dal Trentino Alto Adige (+118), dalla Campania (+345) e dal Lazio (+509); regioni, tra l’altro, che nella primavera scorsa sono state solo sfiorate dal Covid.

A livello provinciale, invece, Milano (-261), Vicenza (-204) e Bologna (-192) sono state le realtà che hanno sofferto di più la diminuzione del numero delle imprese artigiane, mentre le situazioni più virtuose si sono verificate a Bolzano (+120), Napoli (+390) e Roma (+629).

“Un nuovo lockdown generalizzato – commenta Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi di Cgia -darebbe il colpo di grazia ad un settore che da 11 anni a questa parte sta costantemente diminuendo di numero. Dal 2009, infatti, hanno chiuso definitivamente la saracinesca 185 mila aziende artigiane. Questo ha avviato la desertificazione dei centri storici e delle periferie, contribuendo a peggiorare il volto urbano delle nostre città che, anche per questa ragione, sono diventate meno vivibili, meno sicure e più degradate. Sia chiaro: soluzioni miracolistiche non ce ne sono, anche se è necessario un imminente intervento pubblico almeno per calmierare il costo degli affitti, ridurre le tasse, soprattutto quelle locali, e facilitare l’accesso al credito. Nonostante i prestiti erogati con il decreto liquidità, sono ancora tantissime le imprese artigiane che non trovano ascolto presso le banche, con il pericolo che molte di queste finiscano nella rete tesa dagli usurai”.

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