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Economia

“Emergenza sanitaria e crisi, Terni è una città in ordine sparso”

Intervento di Confcommercio: per uscire dal tunnel, la priorità è salvare il tessuto produttivo e la tassazione locale, dalla Tari all’imposta di soggiorno, va assolutamente rivista

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Confcommercio Terni sulla situazione economica e sociale della città.

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L’emergenza sanitaria ha colpito duramente le imprese, in particolare le filiere del commercio, del turismo, della ristorazione, il comparto della cultura, del tempo libero e dell’artigianato che hanno ridotto, se non azzerato, i loro fatturati, dovendosi arrendere a fallimenti e chiusure.

Nel 2020, secondo l’ufficio studi di Confcommercio, circa 300mila attività del commercio non alimentare e dei servizi sono scomparse dal mercato, a cui si aggiungono 200mila attività professionali. Terni ed il suo territorio non sfuggono a questa drammatica condizione, accentuata peraltro da una crisi pregressa. L’economia si è bloccata. Diverse le cause del crollo dei consumi: riduzione del reddito disponibile, aumento del risparmio precauzionale per la crescente incertezza economica, riduzione delle possibilità di acquisto dovuta alle restrizioni normative.

In questo scenario, agganciare la ripresa diventa difficile se non impossibile, senza lo sforzo congiunto da parte di tutti. La città è divisa e frammentata in mille rivoli, presentandosi in ordine sparso rispetto agli appuntamenti importanti. Ci sono alcune priorità, come appunto la ripresa economica, che devono essere affrontate con coraggio, unità di intenti e progettualità condivise, evitando particolarismi di maniera utili solo alla difesa di qualche rendita di posizione. Servono riforme a livello nazionale, a cominciare da quella fiscale per ridurre le tasse su imprese e famiglie, una semplificazione di norme ed adempimenti, unitamente ad investimenti importanti. Ciascuno deve fare la propria parte.

In ambito locale occorre ritrovare le ragioni dello stare insieme, affrontando le questioni senza pregiudizi, recuperando il vero senso di comunità, in un rinnovato rapporto con la Regione Umbria che veda nel bilanciamento delle risorse e delle opportunità tra i territori, una rappresentanza istituzionale riconosciuta. A Terni non è più rinviabile per istituzioni, associazioni di categoria, sindacati, forze sociali e politiche una occasione di confronto in uno scenario più ampio e di prospettiva per la città ed il territorio. Rincorrere l’emergenza quotidiana non ci aiuta. La priorità assoluta, per uscire dal tunnel e salvare le imprese, è la difesa del tessuto produttivo. Pur comprendendo la difficoltà del Comune, la tassazione locale va assolutamente rivista. Si richiedono azioni concrete riguardo la esenzione dal pagamento della Tari per le imprese colpite dalla pandemia. Questa richiesta la Confcommercio l’ha avanzata da subito, accompagnandola alla necessità di una rimodulazione di tributi ed imposte locali.

Con la imposta di soggiorno nel 2020, il Comune ha incassato circa 285mila euro tra entrate effettive e trasferimenti dello Stato, a titolo di compensazione per i mancati introiti. Solo una minima parte di questa somma è stata impegnata ai fini della promozione turistica, andando a coprire per la quasi totalità altre esigenze di spesa corrente. La tassa di soggiorno in quanto tassa di scopo andrebbe vincolata a precise scelte di indirizzo politico-amministrativo. In molti ambiti strategici, riscontriamo evidenti difficoltà culturali da parte dei diversi soggetti, sia pubblici che privati, a collaborare concretamente per la definizione di progetti in grado di garantire nuove direttrici per lo sviluppo economico/produttivo e sociale di questa area dell’Umbria. La recente esperienza riguardo la definizione dei progetti locali per il recovery plan lo dimostra ampiamente, purtroppo.

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