Terni in crisi, mille donne senza lavoro nell’ultimo anno. E altrettanti ternani hanno smesso di cercare un contratto
Seimila i disoccupati, in difficoltà i settori di costruzioni e industria mentre “reggono” commercio, alberghi e ristorazione
Se i numeri, in senso stretto, non sono da allarme un rosso, un dato che dovrebbe far preoccupare e suggerire la necessità di trovare soluzioni è questo: mille ternani negli ultimi dodici mesi (da dicembre 2021 a dicembre 2022) hanno smesso di cercare un lavoro.
È la sintesi che emerge incrociando i dati contenuti nel dossier sugli indicatori dell’economia ternana elaborato dall’osservatorio istituito presso la prefettura di Terni che ha analizzato i numeri messi a disposizione dall’Istat.
Secondo la rilevazione dell’Istituto nazionale di statistica sulle forze di lavoro, nel 2022 “il numero di occupati residenti nella provincia di Terni è pari a 83mila unità – a fronte di una forza lavoro complessiva di 89mila unità - e segna una diminuzione del -1,2 per cento rispetto al 2021. Il numero di persone in cerca di occupazione ammonta a 6mila unità, stabile rispetto al 2021”.
Per avere un confronto più dettagliato, va considerato che la forza lavoro nel 2021 era composta in totale da 90mila persone (51mila uomini e 39mila donne). Gli occupati al 31 dicembre erano 84mila (47mila uomini e 37mila donne), le persone in cerca di occupazione 6mila (4mila uomini e 2mila donne) mentre gli inattivi erano 47mila (17mila uomini e 30mila donne).
Il quadro, un anno dopo, è così cambiato: la forza lavoro al 31 dicembre 2022 si compone di 89mila persone (50mila uomini e 39mila donne) mentre gli occupati totali sono 83mila (47mila uomini e 36mila donne). Restano 6mila le persone in cerca di un contratto: 3mila uomini e 3mila donne mentre gli inattivi sono 47mila (17mila uomini e 29mila donne).
“Tali andamenti – è scritto nella relazione dell’osservatorio - comportano una diminuzione complessiva della partecipazione al mercato del lavoro (-1,1 per cento delle forze di lavoro), allo stesso tempo tuttavia, si assiste in provincia anche alla diminuzione degli inattivi (-2,1 per cento). La diminuzione delle forze di lavoro, con la perdita del 30,1 per cento di persone in cerca di occupazione, riguarda maggiormente la popolazione maschile”. Eccolo il dato, perché di fatto mancano all’appello circa mille uomini, fuoriusciti dal mondo del lavoro, senza che questo abbia innescato un ruolo attiva nella ricerca di un nuovo contratto.
“Le forze di lavoro femminili – spiega ancora il documento - rimangono stabili in seguito alla diminuzione del numero di donne occupate (-2,7 per cento), ma anche di quelle inattive (-3,3 per cento)”.
I settori che tra il 2021 e il 2022 hanno di più accusato il colpo sono le costruzioni (-25 per cento), l’industria (-12,5 per cento) e l’industria in senso stretto (-6,3 per cento). Gli occupati, al contrario, crescono nel commercio, alberghi e ristoranti (+5,6 per cento).
Nel 2022 il tasso di occupazione della popolazione in età da lavoro (tra 15 e 64 anni) è pari al 61 per cento (+0,5 punti percentuali rispetto al 2021). Il tasso di disoccupazione, calcolato per la classe 15 e 74 anni, è pari al 6,7 per cento, contro il 7,2 per cento del 2021. Il dato generale risente però di un elemento particolare: “Per la componente femminile si riduce il tasso di occupazione di 0,6 punti percentuali cosi come il tasso di inattività di 0,4 punti e aumenta quello di disoccupazione di 1,7 punti”.