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Economia San Gemini

Vertenza Sangemini, il nodo dei conti: “L’indebitamento è molto più elevato del fatturato”

La crisi delle acque minerali arriva in consiglio regionale. Bori (Pd): marchi storici che possono essere rilanciati, ma ci sono incapacità gestionali e assenze istituzionali. L’assessore Fioroni: c’è una richiesta di concordato, la Regione sta monitorando la situazione

Il gorgo che rischia di inghiottire Sangemini, Amerino e tutto quello che di economico e sociale ruota attorno a questi due marchi storici del mpondo delle acque minerali in Italia sta tutto qui: “L’indebitamento è estremamente più elevato rispetto al fatturato”.

A dirlo è l’assessore regionale allo sviluppo economico, Michele Fioroni, che questa mattina ha risposto ad una interrogazione presentata da Tommaso Bori (Pd) sulla crisi che sta colpendo gli stabilimenti di San Gemini e sul ruolo che, in questa vertenza, sta svolgendo la Regione dell’Umbria.

“Il gruppo Acque minerali d’Italia, azienda proprietaria dei due marchi – ha detto Bori - era in crisi prima dell’emergenza Covid, che invece ha portato al settore un beneficio che loro non sono stati i grado di intercettare. Di fronte al ruolo esercitato dal pubblico e al sacrificio dei lavoratori”, ha aggiunto il consigliere dem riferendosi ai canoni concessori tra i più bassi d’Italia e alla cassa integrazione che vede coinvolti i dipendenti ormai da un paio d’anni, “quello che è mancato è il rispetto degli accordi da parte dell’azienda. Sangemini e Amerino sono due marchi storici che possono essere rilanciati. Ma qui ci troviamo di fronte a incapacità gestionali e assenza della Regione”.

“A novembre 2018 c’è stata la ratifica dell’accordo tra azienda e sindacati su volumi produttivi e livelli occupazionali – ha replicato l’assessore Fioroni – quindi la politica avrebbe dovuto vigilare già in tutto il 2019. Lo scorso 3 marzo Ami ha depositato domanda di concordato preventivo in bianco e quindi, da un punto di vista giuridico, la Regione al momento non può fare niente se non essere presente al tavolo di crisi convocato presso il ministero dello sviluppo economico”.

Scendendo nei dettagli della vicenda, Fioroni ha ricordato che “il mercato delle acque ha sì avuto un incremento dell’11%” durante il periodo di crisi da Coronavirus, ma anche che “il 30% del fatturato dell’azienda deriva dal settore Horeca (hotel, ristoranti e catering, ndr) che, nello stesso periodo di crisi, “ha subito un decremento del 90%”.

“Inoltre – ha aggiunto Fioroni – gli aumenti sono la conseguenza di un ‘effetto stoccaggio’, ossia si sono anticipati gli acquisti”, senza dunque un reale boom dei consumi.

Movimenti che non hanno migliorato la situazione finanziaria del gruppo che deve dunque fare i conti con un “indebitamento che è molto più elevato rispetto al fatturato”. C’è un problema perciò di liquidità che non consente all’azienda una effettiva operatività.

“Dobbiamo attendere la proposta del gruppo per il concordato, che dovrebbe avvenire entro il 18 giugno e che potrebbe essere spostata a settembre. Sulla cassa integrazione – ha concluso Fioroni - stiamo attivando un monitoraggio attento, che non vuol dire andare davanti ai cancelli. La vertenza ora è sul tavolo del Mise, dove è stato definito un accordo con i lavoratori che prevede che nei mesi di marzo, aprile e maggio la cassa non superi i 20 giorni. Su questa vertenza la nostra attenzione sarà sempre altissima e saremo presenti sui tavoli istituzionali dove la Regione deve essere”.

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