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Economia

“Non hanno una formazione e difficilmente troveranno un lavoro”, sempre più ragazze lasciano la scuola

IL RAPPORTO |Di contro cresce il numero delle donne laureate che è nettamente superiore rispetto a quello dei maschi. Ma l’abbandono in età scolare in Umbria è preoccupante

I successi che accompagnano i percorsi di studio femminili sono uno strumento importante di affermazione. I dati ci dicono che, pur in una complessiva asimmetria di genere, le donne istruite hanno minori svantaggi rispetto a quelle che non lo sono e questo è un fatto rilevante. È quanto emerge dal rapporto economico sociale 2022 pubblicato da Agenzia umbra ricerche (Aur). Uno degli indicatori di salute e di sviluppo di un territorio è rappresentato dal suo livello scolastico. L’istruzione rende capaci e liberi gli individui di prendere le proprie decisioni grazie a indispensabili conoscenze e competenze. Attraverso un'adeguata istruzione si può avere accesso ai servizi, partecipare proficuamente al mondo del lavoro, contribuire allo sviluppo della società. Un livello di formazione più elevato assicura all’individuo un maggiore potenziale di crescita, ma contribuisce al contempo allo sviluppo del territorio di riferimento e più in generale a quello complessivo.

Nel 2020 la distribuzione della popolazione umbra per titoli di studio mostra che poco più della metà sia delle donne che degli uomini sono diplomati e laureati; di conseguenza la rimanente metà ha bassi livelli di istruzione. Le donne sono relativamente più numerose degli uomini nei livelli estremi e meno in quelli intermedi. La concentrazione maggiore degli uomini e delle donne si rileva comunque nel diploma di maturità, sebbene siano gli uomini a mostrare una più elevata percentuale (37,5%, contro il 32,8% delle donne). Per contro le donne laureate sono percentualmente più rilevanti rispetto a quanto succede tra gli uomini (19,4%, a fronte del 14,7% degli uomini).

Le donne con basso titolo di studio (licenza elementare o senza istruzione) costituiscono comunque ancora un quinto sul totale (19,7%) e sono superiori di oltre 8 punti rispetto agli uomini, sebbene siano decisamente diminuite rispetto al 2004 (34,8%) e al 2010 (28,9%). La percentuale delle donne con basso titolo di studio è più alta nella regione rispetto a quella che si riscontra a livello medio e nell’Italia centro settentrionale. L’Umbria per questo si avvicina maggiormente al dato meridionale. Dal 2004 al 2020, tuttavia, si è assistito ad un cambio epocale: se all’inizio secolo prevalevano le donne con bassa istruzione, a distanza di neanche 20 anni la situazione si è ribaltata.

Rispetto agli uomini, le donne hanno avuto una crescita più intensa nei titoli accademici: le laureate sono quasi raddoppiate, arrivando ad una percentuale del 52,2%, a fronte del 43,1% nel 2010 e del 39% nel 2004. I laureati sono cresciuti invece soltanto di circa 6 punti (passando dall’8,9% nel 2004 al 14,7% nel 2020). Tra gli uomini la concentrazione maggiore si ha tra i diplomati alla scuola superiore (31,5% nel 2004 e 37,5% nel 2020). Tra i maschi, inoltre, i bassi titoli di studio si sono più che dimezzati, passando dal 24,3 nel 2004 all’11,3 nel 2020.

Il livello di abbandono scolastico nel 2020 rimane ancora significativo. Gli Elet (acronimo di Early Leavers from Education and Training, colo che abbandonano precocemente l'istruzione e la formazione) sono un fenomeno che purtroppo contraddistingue l’Italia in misura maggiore rispetto a quanto accade nella media europea (13,1% contro il 9,9%) e rappresenta un freno allo sviluppo, avendo forti ripercussioni sulla società. Nonostante in Italia vi siano stati notevoli progressi in relazione al contenimento dell’uscita precoce dal sistema scolastico e formativo, il paese presenta una quota di Elet tra le più alte dell’Europa, con forti divari territoriali tra il Nord (11%) ed il Sud del Paese (16,3%).

In Umbria nel 2020 il fenomeno si attesta al 11,2%; la peculiarità che sembra emergere nell’ultimo anno è un relativo maggiore coinvolgimento della sfera femminile. In questo modo si è ribaltata la situazione vigente nel 2019 dove prevaleva percentualmente la componente maschile. Le ragazze che hanno abbandonato il percorso scolastico tra il 2019 ed il 2020 sono aumentate in Umbria di quasi 4 punti percentuali a differenza dei ragazzi rimasti stabili. Nel 2020 l’Umbria è l’unica regione in cui la quota degli Elet è maggiore tra le donne. Nella classifica delle regioni, nel 2020 l’Umbria si colloca al 5 posto per maggiore quota di donne che si sono allontanate dal percorso di istruzione, dopo Sicilia, Campania Puglia e Calabria. Per contro l’Umbria si pone tra le quattro regioni più virtuose per la dispersione maschile, in un range che va dal 23,4% della Sicilia al 10,2 dell’Emilia Romagna. Pertanto vi è una situazione assai differenziata in ordine comparativo con le altre regioni in relazione al genere: l’Umbria emerge per il dato della dispersione maschile, invece è tra gli ultimi posti per quella femminile.

I dati Istat lo confermano: in Italia solo il 33,2% dei giovani che hanno lasciato il percorso di istruzione prematuramente riescono a trovare una occupazione, contro il 42,6% riscontrato a livello europeo. Tale dato ha peraltro una forte connotazione di genere a discapito delle donne. Le ragazze hanno maggiori difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro una volta abbandonati gli studi: solo il 21,1% riesce a trovare un lavoro, contro il 40,5% dei ragazzi.

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