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“È in crisi la vocazione industriale del nostro territorio. Teniamo lontano gli speculatori dall’Ast”

La Fiom Cgil di Terni fa il punto sulla situazione dei metalmeccanici, Rampiconi: è stato un anno molto difficile, anche questo territorio rischia licenziamenti di massa  

È stato un “anno molto difficile per i metalmeccanici”. Ma quello che verrà, potrebbe non essere da meno. “Siamo preoccupati da quello che avverrà dopo il primo aprile 2021 con lo sblocco dei licenziamenti: se non ci sono risposte su una ricollocazione, rischieremo anche su questo territorio licenziamenti di massa”.

rampiconi-2Alessandro Rampiconi, segretario della Fiom Cgil di Terni, tira una riga su questo 2020 che non è soltanto segnato, in maniera profonda, dalla pandemia da Coronavirus. Il “punto centrale” dell’impegno sindacale ruota attorno alla “crisi della vocazione industriale del nostro territorio. Siamo vicini ai lavoratori di Treofan e Sangemini”. Ed è per questo che il sostegno manifestato verso quelle due vertenze “non è una semplice solidarietà, ma un’azione a difesa del nostro territorio”.

Una crisi dentro la quale si inseriscono tutte le difficoltà del settore metalmeccanico di Terni e della provincia. Un settore che, Rampiconi lo ricorda, assorbe “il 64% del manifatturiero che si fa in provincia di Terni”. Un gigante dai piedi d’argilla che rischia di precipitare sulle sue gambe, nonostante alcuni risultati aiutino a guardare i prossimi mesi con un pizzico di fiducia in più.

Il “preaccordo di Ast non era scontato”, sottolinea Rampiconi, annunciando la convocazione al tavolo del Mise per il prossimo 22 dicembre alle 9.30. In quella sede verranno ufficializzati gli impegni su quali viale Brin sta costruendo il “ponte” che porterà alla vendita di Acciai speciali Terni. Ossia, “l’impegno immediato alla riassunzione di 17 interinali” e “un programma di investimenti importante”. “Mantenere da qui alla vendita i livelli occupazionali, salariali e produttivi” è un vantaggio. Soprattutto perché consente alle organizzazioni sindacali di concentrarsi sul passaggio di mano di viale Brin.

“Il processo vendita non è ancora formalmente avviato. Adesso – dice Rampiconi - la palla passa a istituzioni locali e Governo per un intervento diretto come successo a Taranto e con azioni che scongiurino l’arrivo di fondi di investimento speculativi”.

No ad avventurieri della finanza, sì ad un progetto che valorizzi la strategicità del sito di Terni. E che inverta la rotta. Perché “la crisi economica che seguirà la pandemia mette a rischio l’obiettivo di un milione di tonnellate” che già in questo 2020 non verrà raggiunto visto che l’anno si chiude “a circa 700mila tonnellate di acciaio fuso”.

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