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In pensione Giulio Pellegrini, l’ultimo calzolaio: “Portai a Terni il tacco rapido, ho fatto le scarpe anche a Bo e Luke”

Iniziò 35 anni fa in via Primo Maggio: “Io riparavo e la gente chiacchierava: oggi è impensabile”. Tra i clienti Mogol, Ciaurro, i divi di Hazzard e la Ternana. Ora tocca al figlio: “Rilanciamo”

“Quando gli studenti del liceo qui di fronte escono, passano davanti al negozio e si chiedono: ma i calzolai ancora esistono?”. Fotografia dei tempi che cambiano: Giulio Pellegrini, dopo 35 anni di servizio in città, oggi è in pensione e la sua attività rilancia una riflessione sul passato, sul presente e sul futuro delle città. Suo figlio Roberto ha preso in mano lo storico laboratorio, ereditando da suo padre la passione e il “mestiere”. Oggi però non è facile portare avanti il tutto perché le difficoltà riguardano sia il fatto di non trovare professionisti formati, sia il fatto che l’oggetto di lavoro, le scarpe, oggi hanno vita completamente diversa rispetto ad anni fa, sia sotto il profilo della produzione che della commercializzazione. 

Roberto oggi lavora nella “bottega” di famiglia in via della Vittoria, in zona piazza Dalmazia, insieme alla compagna Genza. Suo padre, Giulio, è andato in pensione e ora vive a Castel Todino. “Era talmente conosciuto a Terni - spiega Roberto - che non ci sembrava giusto lasciasse l’attività senza che la città lo sapesse. Molta gente ancora oggi viene qui e mi chiede di papà”. Artigiano infaticabile, una passione per la musica e la voglia di stare in mezzo alla gente. “Papà era una persona mite che andava d’accordo con tutti. Ricordo che quando ero ragazzino, le mamme lasciavano i figli qua per andare a fare il resto della spesa. E lui li guardava, ci parlava, mentre riparava le scarpe. Una situazione che oggi sarebbe impensabile”. La prima bottega in via Primo Maggio, poi quella in piazza Dalmazia e l’ultima poco lontano da lì, sempre insieme anche a sua moglie, Maria Rosaria Tucci. Dal bancone di Giulio sono passati diversi personaggi famosi. “Mio padre era anche un abile oratore: se passava il politico parlava col politico, se entrava il contadino parlava anche con lui, senza problemi. Mio padre ha riparato le scarpe a Mogol, per esempio, ma anche tanti politici. Il sindaco Ciaurro, Melasecche. Pensare che qualcuno gli chiese anche di fare il consigliere. Ma lui non accettò. E un giorno vennero da noi anche Bo e Luke, i due di Hazzard che erano da queste parti per un film. Oggi, qualche giocatore della Ternana”. 

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Il suo marchio di fabbrica era il tacco rapido. “Mio padre fu il primo ad introdurre questo servizio in città: tu portavi la scarpa rotta e potevi aspettare la riparazione, che avveniva in tempi rapidi. Nel frattempo si parlava del più e del meno, era anche un momento di socialità. Oggi non è più possibile: sia perché i tempi dei clienti sono frenetici, sia perché le scarpe moderne non si possono più riparare in maniera artigianale come prima, servono procedimenti più lunghi perché sono cambiati ovviamente i materiali”.  

Nel laboratorio Pellegrini oggi convivono presse artigianali di un tempo, vari tipi di cuoio, ma anche colle e materiali moderni. E adesso la sfida è rilanciarsi: “Insieme alla mia compagna - prosegue Roberto - portiamo avanti il laboratorio, anche se non troviamo professionalità adatte. L’obiettivo comunque è mantenere la tradizione rilanciandosi nel futuro, andando cioè a intraprendere anche le nuove strade, senza scordarsi del passato”. Ne è uscito un marchio, “Pellerock”. “Da ragazzo anche io suonavo - racconta Roberto - e lavoravo la pelle. Fu il mio professore a suggerirmi questo nome, che si sposa anche con il mio cognome, Pellegrini. Quindi, era proprio quello giusto”. “Continuiamo a lavorare le scarpe - spiega Genza - ma con internet ripariamo anche pezzi che ci arrivano dalla Germania e dalla Francia. Quando diciamo a Giulio che lavoriamo anche su internet, storce il naso (ride, ndr).  Vendiamo zoccoli e materiale in pelle, come le tolfe. Stiamo cercando di aggiornare questa professione, ma portando avanti tutto il tesoro di professionalità che ha lasciato Giulio. Non è facile”. 

Vecchie presse, il profumo del cuoio, il cliente che si ferma a parlare: un ulteriore lato romantico di questa storia lo racconta proprio Genza. “Come ho conosciuto Roberto? Beh, anche io sono stata una loro cliente. Ero a Terni per lavoro, ho portato le mie scarpe qui per una riparazione e mi sono innamorata di Roberto. Ed eccomi qua”.         

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