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Quanto ci costa la guerra in Ucraina? A Terni in Umbria il conto fa quasi 900 euro a famiglia

Le stime della Cgia di Mestre: circa 340 milioni di euro di Pil in meno a causa del conflitto fra rincari delle bollette, inflazione e materie prime introvabili. E in altre regioni d’Italia la situazione è ancora più critica

A oggi, gli effetti della guerra in Ucraina produrranno per l’anno in corso una riduzione del Pil di 24 miliardi di euro reali che corrisponde a una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro. A livello territoriale le famiglie più penalizzate saranno quelle residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro).

A dirlo è l’ufficio studi della Cgia, associazione di artigiani e piccole imprese di Mestre. L’indagine mette a confronto le ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio del conflitto (gennaio di quest’anno) con le successive realizzate dopo l’invasione russa (aprile scorso). Le stime dicono dunque che la diminuzione della ricchezza prodotta nel nostro Paese sarà dell’1,4 per cento. “In termini assoluti – spiega la Cgia - il deterioramento della situazione economica generale provocherà una riduzione in termini reali del Pil pari a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie presenti in Italia, si traduce in una perdita di potere d’acquisto per ciascun nucleo di 929 euro. Queste stime, ovviamente, sono parziali e suscettibili di cambiamenti. La situazione che abbiamo vissuto in questi primi 3 mesi di conflitto, infatti, potrebbe mutare radicalmente. Nella malaugurata ipotesi che, ad esempio, la situazione militare subisse una decisa escalation, è evidente che queste previsioni andrebbero riviste completamente”.  

I “costi” a carico delle famiglie riguardano in modo particolare un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni Paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime. Questa situazione provocherà una perdita di potere d’acquisto soprattutto alle famiglie del centro e nel nordest.

Per quanto riguarda l’Umbria, le previsioni ad inizio 2022 sulla crescita del prodotto interno lordo indicavano un +3,6%, che ad aprile - dopo lo scoppio della guerra - viene ridimensionato ad un +1,8% con una variazione e pari a -1,9%. In termini economici, queste proiezioni si potrebbero tradurre in una perdita pari a 337 milioni di euro, pari a -883 euro a famiglia.  

I nuclei familiari più penalizzati saranno quelli residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro). Se le prime due realtà territoriali risentiranno, principalmente, dell’aumento dei costi energetici, la terza, che è decisamente condizionata dai risultati della provincia di Roma, patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l’effetto dell’inflazione sui beni importati (nel biennio 2020-2021 la regione Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro). Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro); in queste due realtà del centro-nord la perdita di potere d’acquisto sarà riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas, così come nel Piemonte (-1.039 euro) e in Emilia Romagna (-1.035 euro).

Per le regioni del Sud, infine, l’impatto della crisi sarà meno “violento”: con costi energetici molto più contenuti che nel resto del Paese, un’economia meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil pro capite, l’impatto negativo sulle famiglie sarà più contenuto.

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