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Economia

Guerra in Ucraina, gli effetti sull’economia in Umbria: settori maggiormente colpiti e scenari

"Il passo indietro potrebbe veramente vanificate molto del nostro presente e immediato futuro". Il monitor dei Distretti dell’Umbria, elaborato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo

Gli effetti collaterali dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, con relative sanzioni verso il paese del Presidente Putin, solo in parte si stanno vedendo in Umbria e solo in parte stanno condizionando l'economia di aziende e famiglie. Il peggio, secondo gli analisti, deve ancora materializzarsi. Tralasciando la questione del caro-energia (dovuta anche da altri fattori, tra cui una speculazione mondiale), gli analisti che operano in Umbria temono soprattutto una caduta per il settore che, meglio di tutti ad oggi, ha sorretto l'Umbria nei momenti difficili ed è addirittura ricresciuto in maniera esponenziale nel periodo post Covid. Due settori ad alto rischio, uno molto a rischio ma al momento è difficile da quantificare. Ovvero: i primi due i comparti della moda e alimentare, l'altro è quello del turismo.

Secondo i dati forniti da Confindustria Umbria, le imprese locali hanno esportato in Ucraina beni per 13 milioni di euro, di questi 5,6 milioni riguardano il mercato della moda e 2,5 milioni quello dell’alimentare, in particolare olio, vini e tartufi. Moda e alimentare rappresentano le due principali voci anche dell’export umbro in Russia: il fashion - cashmere in particolare - vale addirittura 52 milioni, l’alimentare otto milioni.

Numeri che possono sembrare piccoli ma che in realtà sono vitali per molte piccole e medie aziende umbre che vivono di export e danno lavoro a migliaia di persone. Nel dossier monitoraggio dei distretti umbri redatto da Intesa San Paolo l'export verso l'Ucraina e la Russia da anni è in crescita costante ma attualmente rappresenta: "il 10% dell’export distrettuale umbro con percentuali maggiori per il distretto della Maglieria e abbigliamento di Perugia, che ha visto crescere negli ultimi anni il peso del mercato russo dall’8% del 2019 al 13% nel 2021, legato soprattutto a beni del lusso".

Una potenziale perdita di quote di mercato - tra il 10-12 per cento - che avrebbe ricadute pesantissime su artigiani, piccole e medie imprese di casa nostra già provate dal caro-energia e dalla crisi non ancora superata dalla pandemia. La guerra e le sanzioni fanno male, malissimo ad un'Umbria che mai come negli ultimi tre anni era ritornata in carreggiata risultando una delle mille economie del centro Italia. Il passo indietro potrebbe veramente vanificate molto del nostro presente e immediato futuro.

Nel 2021 le esportazioni distrettuali umbre - alimentare, moda, sono state pari a circa 750 milioni di euro, in crescita del 3% rispetto al 2020, sebbene scontino ancora un divario del -2,2% rispetto al pre-crisi del 2019. Il monitor di Intensa San Paolo precisa, per fortuna, che i mercati di Russia e Ucraina per quanto importanti non sono quelli trainanti: "Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di riferimento con oltre 120 milioni di euro, anche se risentono ancora di un divario rispetto al pre-crisi del -21,3% legato in particolare ai distretti dell’Olio umbro e della Maglieria e abbigliamento di Perugia. Particolarmente rilevante la crescita registrata nel mercato cinese (+25,3% rispetto al 2020; +58,3% rispetto al 2019) che ha visto importanti aumenti nelle esportazioni dei beni del sistema moda distrettuale; tra i mercati europei hanno più che recuperato le esportazioni verso la Francia (+8,0% rispetto al 2019) grazie al contributo del distretto dell’Olio umbro, per il quale è diventato il primo partner nelle vendite internazionali".

Quel 10 per cento di export che rischia di essere gettato all'ortiche dalla guerra - da qui ai prossimi anni - deve essere riassorbito da altri mercati: bisogna, dati alla mano, puntare non di più ma tutto sugli Stati Uniti (basterebbe recuperare quel 20 per cento perso nel periodo del Covid) e sul colosso Cinese che dimostra grande interesse al mercato alimentare e del lusso made in Umbria.

Qui è importanti il ruolo delle associazioni di categoria, Camera di Commercio e Regione per indirizzare e aiutare la crescita tecnologica e digitale delle imprese. "La competitività delle imprese - si legge nelle dossier Monitori - dipenderà dalla capacità di realizzare strategie volte a selezionare e diversificare i mercati di destinazione e i paesi di provenienza degli input produttivi, accrescere gli investimenti per supportare gli sviluppi della digitalizzazione e l’implementazione dei canali distributivi e garantire una capacità di reazione e una flessibilità sempre crescenti". Tito Nocentini, Direttore Regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo, ha lanciato un piano (bancario) di sostegno alle aziende in questo momento di conflitto e di crisi: oltre 400 miliardi di euro di nuovi finanziamenti a medio-lungo termine, di cui 270 a favore del mondo delle imprese.

DISTRETTI ED EXPORT NEL 2021 
Come emerge dal Monitor dei Distretti dell’Umbria, elaborato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, due distretti sui tre monitorati hanno superato il valore di esportazioni del 2019: il distretto dell’Olio umbro ha confermato anche nel 2021 una crescita nelle vendite sui mercati internazionali (+8,4% nel 2021; +4,2% nel 2020), il distretto del Mobile dell’Alta Valle del Tevere - grazie a un rimbalzo del +17,1% - ha realizzato circa 80 milioni di euro di esportazioni con un aumento del +4,0% rispetto al 2019.  Sostanzialmente in linea con il dato del 2020, il distretto della Maglieria e abbigliamento di Perugia non ha ancora completamente recuperato il valore del 2019 (-8,9%); solo la componente di maglieria ha registrato una crescita rispetto al 2019 del +3,1%, mentre l’abbigliamento risente ancora di un divario del -13,4%.

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