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Economia

Le famiglie non spendono e le aziende smettono di assumere: mille contratti in meno in un anno

Il bollettino Excelsior e la situazione in Umbria: commercio e servizi in affanno, tengono industria, ristorazione e turismo. Ma solo otto posti di lavoro su cento sono destinati a laureati

Assunzioni imprese, su l’industria ma forte calo per i servizi (non per il turismo però) Un dualismo settoriale che diventa dualismo territoriale: crescita in tutte le regioni del nord tranne che in Valle d’Aosta, flessione in tutte quelle del centro-sud. L’Umbria segna a maggio -180 avviamenti rispetto allo stesso mese del 2022 e nel trimestre maggio-luglio il saldo della regione è negativo di 930 inserimenti, con il commercio in netto calo e servizi a imprese e persone in caduta libera. Più assunzioni solo nelle medie imprese, arretrano le piccole e le grandi.

I dati emergono dal bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal che monitora i fabbisogni occupazionali delle imprese che esprimono le proprie previsioni sulle chiamate al lavoro che prevedono di effettuare nei mesi successivi. In Umbria nel trimestre maggio-luglio 2023 previste +1.120 assunzioni nell’industria e -2.550 nei servizi, di cui -410 nel commercio (pesa il calo del reddito reale delle famiglie a causa della forte inflazione) con una flessione del 16%. La voce ristorazione+servizi turistici avanza ancora (nel trimestre +160 avviamenti, +4,5% sul 2022). Aumentano solo le medie imprese, arretramenti occupazionali per piccole e grandi aziende.

I numeri

Più nel dettaglio, come detto l’Umbria – come tutte le regioni del centro-sud - presenta, rispetto al 2022, un calo delle assunzioni previste delle imprese sia a maggio che nel trimestre maggio-luglio. A maggio le assunzioni previste dalle aziende nella regione sono 5.020 (-180, ossia -3,5%, rispetto a maggio 2020) mentre nel trimestre maggio-giugno gli ingressi al lavoro previsto saranno 16.940 (-930, -5,2% sullo stesso trimestre 2022).

Nel trimestre maggio-luglio, le aziende della regione tirano con forza il freno degli avviamenti nel commercio (-16%), mentre le aziende della voce ristorazione/servizi turistici hanno programmato il 4,5% di inserimenti lavorativi in più rispetto allo stesso trimestre 2022. Pesante caduta degli ingressi al lavoro nei servizi alle imprese e in quelli alle persone.

Le imprese umbre dell’industria volano nelle previsioni delle assunzioni: +52,3% a maggio, cifra che equivale a 680 ingressi al lavoro in più su maggio 2022, mentre nel trimestre maggio-luglio 2023 l’aumento è del 36,9% (+1.620 assunzioni rispetto allo stesso trimestre 2022). Più in dettaglio, all’interno del comparto industria quella manifatturiera fa in Umbria +41,1% a maggio e +37,1% nel trimestre, con un incremento rispettivamente di 390 e 1.120 avviamenti al lavoro, mentre le aziende delle costruzioni hanno programmato di assumere 650 persone a maggio (+300 rispetto a maggio 2022, con un incremento dell’85,7%) e 1.870 nel trimestre (+500 rispetto allo stesso trimestre 2022, con una crescita del 36,5%).

Sul fronte dei servizi le imprese dichiarano di aver programmato 3mila 040 ingressi al lavoro a maggio (-860 ingressi rispetto a maggio 2022, -18,9%) e 10mila 930 per il trimestre (-2mila 550 rispetto al trimestre maggio-luglio 2022, -18,9%).

All’interno dei servizi da evidenziare la caduta del commercio (-20,3% avviamenti al lavoro a maggio e -16% nel trimestre rispetto agi stessi periodi del 2022, lasciando rispettivamente sul campo 160 e 410 assunzioni), mentre la voce “Servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici” mostra un calo a maggio (-60 avviamenti, -6,1%), ma un incremento nel trimestre (+160, +4,5%).

Flessioni pesanti per i servizi alle imprese (-27% nel trimestre, con una riduzione di 1.240 avviamenti rispetto al 2022) e per i servizi alle persone (-37,3%, -1.040 avviamenti).

Per quanto concerne la dimensione aziendale, la frenata delle assunzioni riguarda le piccole imprese da 1 a 49 dipendenti (nel trimestre -630 avviamenti, -5,1% sullo stesso trimestre 2022) e le grandi imprese da 250 dipendenti in su (-410 avviamenti, -15,8%). Ad aumentare solo le medie aziende, quelle da 50 a 249 dipendenti, che nel mese di maggio prevedono +50 assunzioni rispetto a maggio 2022 (+6,2), mentre nel trimestre maggio-luglio l’incremento previsto è di 110 inserimenti lavorativi (+3,7%).

Si aggrava, a maggio 2023, il problema strutturale dell’Umbria sulla sua capacità di offrire lavoro per i laureati. Le imprese della regione, infatti, su 100 assunzioni prevedono di inserire al lavoro solo 8 laureati, contro i 12 della media nazionale (che peraltro è già assai bassa rispetto alla media dell’Unione europea e a quelle dei grandi Paesi dell’Ue). In altre parole, nella regione la domanda di lavoro per i laureati è di un terzo inferiore rispetto alla media nazionale. Dati, quelli umbri, che peraltro sono peggiori di quelli registrati negli scorsi trimestri.

L’analisi

“I nuovi dati del Sistema Informativo Excelsior – commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria - evidenziano tre cose: da un lato, con la crescita delle assunzioni nell’industria, che gli imprenditori del comparto sono più ottimisti di quanto gli ultimi dati sulla produzione industriale potessero far immaginare, visto che da tre mesi sono in flessione; dall’altro, che l’erosione del reddito delle famiglie provocato dall’alta inflazione si fa sentire sulla dinamica del comparto servizi; terzo, che nell’ambito dei servizi l’unico settore che continua a mostrare una crescita occupazionale è il settore ristorazione e servizi turistici. Da qui un andamento duale, con il nord industriale dove le assunzioni crescono e un centro-sud complessivamente meno industriale dove l’incremento degli avviamenti al lavoro in questo settore non riesce a compensare il calo nei servizi. Sul turismo, poi, le cose potrebbero risultare ancora migliori di quanto le previsioni di assunzioni già non dicano. Non sarebbe la prima volta, infatti, che a consuntivo si scopre che, in corso d’opera, le cose sul fronte turistico sono andate meglio di quanto previsto e questo un po’ dappertutto ma soprattutto in Umbria, come l’esperienza insegna. Per il resto, la nostra continua ad essere una delle regioni con la percentuale più alta di aziende che hanno difficoltà a reperire il personale di cui hanno bisogno: nella regione, infatti, a maggio in 53 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, contro una media nazionale di 46 casi su cento. Un problema che va affrontato con misure di medio e lungo periodo, ma che necessita anche di interventi a breve come un taglio più coraggioso del cuneo fiscale. Come restano tali altri problemi strutturali, come il fatto che la percentuale di offerte di lavoro provenienti dalle imprese per i laureati in Umbria sia di un terzo inferiore a quella media nazionale, spingendo i nostri giovani più istruiti ad andare fuori regione quando non fuori dall’Italia”.

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