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Lunedì, 11 Dicembre 2023
Economia

Professioni “introvabili”, a Terni rischia di saltare quasi un’assunzione su due: ecco le figure più ricercate

La città dell’acciaio è tra le prime quindici in Italia per “difficoltà di reperimento” di personale da parte delle aziende, messa male anche Perugia. Tappezzieri, saldatori, medici e ingegneri: quali sono i posti che non si riescono a occupare

“Se i disoccupati in Italia sono poco meno di due milioni, di cui 800mila circa in età compresa tra i 15 e i 34 anni1, secondo il ministro del lavoro, invece, sarebbero un milione i posti che le imprese non riescono a trovare”.

Un paradosso, ormai tristemente noto, i cui dettagli vengono fotografati in una nota diffusa dall’ufficio studi della Cgia, associazione di piccole imprese e artigiani di Mestre. “Sia chiaro, non è una novità – sottolinea Cgia - Nel nostro Paese da sempre la domanda e l’offerta faticano a incrociarsi. Non solo. Chi è alla ricerca di un’occupazione, spesso presenta un deficit educativo ed esperienziale notevole rispetto alle abilità professionali richieste dalle attività economiche. Detto questo, rimane il fatto che abbiamo ancora molte persone, soprattutto giovani, senza una occupazione, mentre tante aziende, anche nel Mezzogiorno, sono costrette a rinunciare a una quota importante degli ordinativi, poiché non hanno le risorse umane sufficienti per far fronte a queste nuove commesse. Il risultato di questa situazione ci consegna un quadro preoccupante: tante famiglie continuano a rimanere in condizioni di fragilità economica e altrettante imprese, non potendo incrementare l’attività produttiva, non possono crescere dimensionalmente e creare nuova ricchezza da distribuire”.

Così in Italia

A livello generale, tra le quattro ripartizioni geografiche del Paese, le maggiori difficoltà nel reperire i lavoratori dipendenti sono emerse a nordest. A Bolzano, infatti, nel 2022 si è registrata l’incidenza percentuale più alta pari al 52,5 per cento. Seguono Pordenone con il 52 per cento, Gorizia con il 48,8, Pavia con il 48,3, Trento con il 47,9, Udine con il 47,8, Bologna e Vicenza con il 47,7, Lecco con il 46,9 e Padova con il 46,8. Sebbene il livello di disoccupazione nelle regioni del Sud si aggiri mediamente sul 15 per cento, anche in questa ripartizione un nuovo posto di lavoro su 3 ha rischiato di non essere coperto. Le punte più elevate, comunque le scorgiamo a Chieti e L’Aquila con il 43,6 per cento, a Caltanissetta con il 40,5 per cento, Cagliari con il 39,2, Brindisi e Sassari con il 39, Siracusa con il 38,8, Isernia, Matera e Pescara con il 38,5, Benevento con il 38,1 e di seguito tutte le altre.

Focus Umbria, Terni è messa male

Scorrendo la “classifica” delle province in cui è più alta la difficoltà di reperimento del personale da parte delle aziende, emerge che Terni non è affatto messa bene. La città dell’acciaio e il suo territorio si piazzano infatti al tredicesimo posto a livello nazionale visto che in oltre il 46 per cento dei casi (46,6 per cento) le aziende non trovano le figure di cui avrebbero bisogno. Significa che così è destinata a “saltare” quasi un’assunzione su due di quelle previste. Trend negativo che si ripete, anche se in maniera meno impattante, pure nel Perugino dove la difficoltà di reperimento si attesta al 46,2 per cento (Perugia è la diciassettesima provincia a livello nazionale). Di fatto, l’Umbria piazza entrambe le sue entro province entro i primi 20 posti con una difficoltà media di reperimento delle figure lavorative pari al 46,4 per cento.

Analizzando l’incidenza percentuale delle difficoltà di reperimento, dal 2017 a oggi (settembre 2023) è più che raddoppiata. Se sei anni fa solo il 21,5 per cento degli imprenditori intervistati dichiarava di faticare moltissimo a reperire nuovo personale, nella rilevazione del mese scorso la percentuale è salita al 47,6 per cento.

Le professioni “introvabili”

Grazie ai dati che emergono dalla periodica indagine Excelsior condotta presso gli imprenditori italiani da Unioncamere-Anpal, l’ufficio studi della Cgia ha elencato le prime 50 figure professionali di difficile reperimento. Praticamente introvabili sono i saldatori ad arco elettrico, i medici di medicina generale, gli ingegneri elettronici/telecomunicazioni, gli intonacatori (che includono anche gli stuccatori, i decoratori e i cartongessisti) e i dirigenti d’azienda (di istituti scolastici privati e di strutture sanitarie private). Di questo primo blocco, in otto casi su dieci la ricerca degli imprenditori (privati e pubblici) si tramuta in fallimento.

Altrettanto difficili da reperire sul mercato del lavoro sono i meccanici collaudatori, gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a

fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria. Di questo secondo blocco, in sette casi su dieci le richieste imprenditoriali rimangono scoperte.

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