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Economia

“La chiusura dei negozi non risolverà il problema del sovraffollamento nelle vie e nelle piazze”

Ordinanza Coronavirus, Confcommercio Terni: decisioni della Regione eccessivamente penalizzanti per le attività già da tempo in difficoltà. Confartigianato: divieto abnorme, inopportuno e potenzialmente controproducente

“Le decisioni assunte con l’ultima ordinanza della Regione Umbria sono eccessivamente penalizzanti per le attività commerciali già da tempo in difficoltà sul piano economico e sociale”.

A dirlo è Confcommercio Terni attraverso una nota con la quale l’associazione di categoria spiega di comprendere “la necessità di interventi sul piano sanitario per controllare il rischio di un aumento dei contagi” da Coronavirus, sottolineando però che “la chiusura di gran parte delle attività commerciali potrebbe non essere efficace in termini di contenimento nella diffusione della pandemia. Siamo invece certi – rileva con amarezza Confcommercio - che aggraverà le già forti criticità economiche per gli operatori”.

L’intervento arriva all’indomani dei provvedimenti che la Regione Umbria ha preso, incrementando una serie di restrizioni per cercare di contenere la diffusione del Covid e che intensificano le restrizioni previste per il territorio regionale, classificato dal ministero della salute come zona arancione.

“La chiusura dei negozi non risolverà il problema del sovraffollamento nelle vie e nelle piazze dei Comuni della nostra regione, in quanto la voglia di socialità e di vita all’aria aperta porterà comunque molti cittadini ad uscire nel fine settimana”.

“Come da tempo sottolineato, non comprendiamo perché l’esercizio dell’attività di impresa, seppure in presenza di prescrizioni sempre più rigide in termini di protocolli per la prevenzione del Covid 19, con rilevanti investimenti e spese da parte degli operatori, debba essere considerato il principale fattore di rischio e veicolo del contagio. Molte piccole attività del settore non alimentare, presenti nei centri commerciali, sono chiuse ormai da mesi, sebbene queste strutture continuino ad essere meta di consumatori ed all’ingresso delle stesse siano previsti controlli ai fini del contingentamento delle persone che vi accedono”.

“Le difficoltà ed il disagio crescono in modo rilevante tra i nostri associati. Oltre agli esercizi pubblici costretti a limitare gli orari di apertura e le modalità di erogazione del servizio, c’è anche il resto delle attività commerciali che devono fronteggiare un evidente e significativo calo dei consumi.  Il protrarsi della pandemia con le conseguenti limitazioni e chiusure sono economicamente e socialmente insostenibile per tutti”.

Confcommercio Terni chiede dunque alla Regione di “modificare l’ordinanza con riferimento alla chiusura di gran parte delle attività economiche nel fine settimana” invitando allo stesso tempo i sindaci e “le autorità competenti” a “vigilare capillarmente sul territorio affinché vengano effettivamente rispettate tutte le altre limitazioni previste”.

Confcommercio si rivolge poi al governo centrale chiedendo “una maggiore programmazione e più coordinamento negli interventi, rivendicando adeguati e tempestivi indennizzi a fondo perduto ed altre forme di aiuto.  Riteniamo altresì importante, per quanto di loro competenza, il ruolo delle istituzioni presenti sul territorio soprattutto per l’attuazione di un efficace piano di vaccinazioni, di interventi ed investimenti finalizzati, a sostenere adeguatamente la ripresa nonché azioni volte alla prevenzione del diffondersi dei fenomeni di illegalità e di disagio sociale”.

Anche Confartigianato Umbria mostra lacune perplessità rispetto all’ordinanza regionale, apprezzando la scelta delle modifiche che l’ordinanza regionale, rispetto al Dpcm nazionale, ha introdotto in merito “al divieto di consumo sul posto e nelle adiacenze dei locali” nella parte in cui il testo umbro “limita il divieto aggiuntivo al consumo su area pubblica solo alle bevande alcoliche”.

“Anche per quanto riguarda l’orario del coprifuoco – rileva Confartigianato - la presidente Tesei ha accolto le nostre argomentazioni contrarie all’anticipo alle 21.00. Pertanto nella versione in vigore da oggi decade l’anticipo di un’ora del coprifuoco”.

“Non possiamo non stigmatizzare però che è molto pesante per l’attività d’impresa e per i cittadini il fatto che l’ordinanza mantenga l’obbligo di chiusura di tutte le attività commerciali di qualunque dimensione il sabato pomeriggio e la domenica (salvo poche eccezioni). Riteniamo il divieto abnorme, eccessivamente penalizzante, inopportuno e potenzialmente controproducente. In questo modo le attività commerciali vengono private del sabato pomeriggio che, soprattutto negli esercizi di vicinato, genera la maggior parte del fatturato e la popolazione viene costretta a riorganizzare le prassi di acquisto e di approvvigionamento, le quali, oltretutto, anche per effetto dello smart working che favorisce l’abitudine a rimanere a casa nei giorni lavorativi, si sono ulteriormente concentrate il sabato pomeriggio. Riteniamo la scelta potenzialmente controproducente perché l’eccessiva riduzione dell’orario di apertura dei servizi commerciali a disposizione per gli acquisti familiari può creare affollamenti e difficoltà di gestione delle code di attesa. Inoltre obbligare alla chiusura i negozi in fasce orarie in cui gli spostamenti all’interno del comune sono consentiti, determinerà molto probabilmente flussi di persone che stazionano nelle vie. Così facendo si richiede ai commercianti un enorme sacrificio e contemporaneamente si dà la sensazione, che esso sia inutile per combattere i contagi”.

Confartigianato Umbria torna a “rivolgere un appello alla presidente Tesei affinché siano accelerate le vaccinazioni, mentre le restrizioni alle attività economiche siano limitate allo stretto necessario e graduate su base comunale in relazione agli andamenti dei contagi sulla medesima dimensione territoriale. Inoltre per tutti i motivi sopra esposti chiediamo fin da subito di limitare il divieto di esercizio delle attività commerciali il sabato e la domenica solo a questo fine settimana e modificare la presente ordinanza in anticipo rispetto alla sua scadenza prevista il 21 marzo, predisponendo misure alternative”.

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