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Martedì, 19 Marzo 2024
Economia Marmore

“A tre anni mi hanno regalato un’incudine, un trapano e un martello”: la storia di Dino, l’ultimo fabbro di Marmore

Valore Artigiano, l’iniziativa di Confartigianato Terni, per scoprire il mondo dell’artigianato e le opportunità che può offrire anche ai giovani

Comincia oggi la pubblicazione delle storie nell’ambito di Valore Artigiano, progetto di Confartigianato Terni che non ha l’unico scopo di dare voce al mondo dell’artigianato ma anche di spingere i giovani all’artigianato, un settore che secondo l’associazione di categoria, pur rinnovato e adeguato ai tempi nuovi, può offrire molte e qualificate opportunità di lavoro.

Valore Artigiano si avvale della collaborazione di Giuseppe Magroni, giornalista professionista ed ex redattore del Corriere dell'Umbria, che raccoglierà dalla viva voce dei protagonisti le loro storie, componendole in interviste che verranno diffuse poi a cadenza periodica attraverso una pagina dedicata all'interno del sito istituzionale di Confartigianato Terni.

L’obiettivo non è soltanto raccontare la storia di chi ha costruito, e continua a farlo, il tessuto produttivo, economico e sociale della città. Si affronterà infatti anche il tema della formazione professionale, dei finanziamenti statali e regionali rivolti ai giovani e tutta una serie di tematiche legate al momento dell'avvio della professione. Proprio per cercare di spiegare, in tutte le sue sfaccettature, il valore artigiano.

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L’officina magazzino da fabbro di Dino D’Ascenzo, che prima fu di suo padre Ovidio, fabbro come lui, è attaccata all’abitazione che sta proprio davanti alle ex scuole elementari, oggi distretto Usl, della frazione di Marmore. Dentro ci sono più di cinquant’anni di lavoro. “Quarantadue anni di lavoro – racconta Dino, 70 anni tra qualche mese – e di contributi versati che mi hanno permesso di andare in pensione, più quelli che mi sono fatto da ragazzo quando andavo a bottega da mio padre mentre studiavo alle professionali (Elettromeccanica ndr) e anche prima”. Ci sono velocipedi, una ruota grande e una piccola, interamente in ferro, una delle passioni della sua vita, mazzi di fiori, lampadari, lampioni, testiere di letto, ringhiere, pezzi di cancellate, spade e scimitarre che sono servite per rappresentazioni artistiche, pezzi di presepe, poi le macchine utensili, la forgia, i banconi, infine un piccolo ufficio che racchiude tutti i ricordi: le fotografie, anche quelle in cui faceva l’attore, fogli di giornale con articoli che lo hanno raccontato, una rivista, la prestigiosa Casa bella, in cui Ridolfi lo ringrazia per i lavori in ferro fatti per lui e ancora disegni autografi di Ridolfi, le foto del monumento al Carabiniere al cimitero di Terni in cui lui ha realizzato il cappello, l’antica lucerna stilizzata.

Cinquant’anni da fabbro, uno degli ultimi veri fabbri di Terni, depositario di una sapienza antica, apprezzato dai clienti e dagli architetti e ingegneri, molti prestigiosi, con cui ha lavorato. Un mestiere in cui si è ritrovato quasi costretto da una tradizione familiare: quella del padre Ovidio, un po’ fabbro e un po’ meccanico.

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