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Terni “precaria”, quattro contratti di lavoro su dieci sono a termine e quasi un under 35 su due non trova un’occupazione

Il dossier di Ires Cgil sulla situazione economica e sociale del Ternano: persi duemila residenti in un anno, boom dei redditi " emergenza. Cipolla: fotografia preoccupante, continua ad esserci una occupazione “instabile”

Dalla “grande crisi” del 2008 ad oggi, Terni e il ternano hanno perso circa 21 punti di Pil. Quindi, il “rimbalzo” dell’economia registrato nel corso del 2021 (+4) non è comunque sufficiente a recuperare il terreno perduto. Se a questo si aggiunge quella che viene definita come una “occupazione instabile”, allora la “fotografia è preoccupante”.

Se ne è parlato stamattina alla Camera del lavoro di Terni nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni, e Fabrizio Fratini, presidente dell’Ires Cgil Umbria e durante la quale sono stati illustrati alcuni dati economici e sociali elaborati da Ires Cgil. Qualche numero, allora. Da cui emerge in maniera abbastanza netta una situazione “precaria” che contraddistingue il mercato del lavoro in provincia.

Secondo i dati elaborati dal centro studi del sindacato, dei nuovi rapporti di lavoro attivati tra gennaio e settembre 2021 in Umbria solo il 13,1% è stato a tempo indeterminato, un dato che in provincia di Terni scende ancora, fino a sfiorare in alcuni settori il 10%: un solo rapporto stabile ogni 10 attivati. Ripresa del Pil e mercato del lavoro non vanno insomma di pari passo. Anzi: il distacco diventa ancora più netto per giovani e donne, con un’occupazione degli under 35 che è al minimo storico (il 47% non trova un’occupazione che corrisponde alla propria formazione) e un differenziale nel tasso di occupazione tra uomini e donne che in Umbria si aggira intorno al 14%, ben al di sopra della media nazionale.  

Anche sul piano sociale, i dati forniti da Ires descrivono un aumento delle disuguaglianze e delle difficoltà. Sono ad esempio quasi raddoppiati i nuclei famigliari che nel 2021 hanno fatto richiesta per il reddito di emergenza: erano 1.942 nel 2020 e sono diventati a 3.331 nell’anno appena concluso. Questo, nonostante ad esempio, la popolazione residente in provincia sia diminuita di circa duemila unità.

Preoccupanti, infine, i dati relativi alla sicurezza sul lavoro: tra gennaio e novembre 2021 sono state 1.740 le denunce di infortuni presentate all’Inail in provincia di Terni, contro le 1.472 dello stesso periodo del 2020 e le 4 morti sul lavoro. Crescono anche di quasi il 40% le malattie professionali.

“Se il 2022 deve essere l’anno del rilancio, anche grazie alle ingenti risorse economiche messe in campo, Pnrr e non solo, noi crediamo che si debba partire assolutamente da un’inversione di tendenza prima di tutto sul lavoro e poi sulla sanità e sul modello di sviluppo”, ha detto il segretario generale della Cgil di Terni, Claudio Cipolla. “I dati allarmanti sul precariato, l’incremento degli infortuni e delle morti sul lavoro, così come il dilagare del lavoro negli appalti (la Cgil stima che mediamente in provincia di Terni più di un lavoratore su tre operi in questo sistema) rendono necessario dare le risposte che come sindacato chiediamo da tempo, proprio su appalti e mercato del lavoro”.

Lavoro stabile, sicuro, con particolare attenzione ai giovani e alle donne, i più colpiti nell’emergenza pandemica: questo per la Cgil deve essere dunque l’obiettivo primario del 2022, accanto ad un cambio di direzione netto nella gestione della sanità da parte della Regione, “gestione inadeguata, come è sotto gli occhi di tutti - ha detto Cipolla - visto che a due anni dall’inizio della pandemia si opera ancora in piena emergenza”. E se la sanità umbra, nonostante le mancate assunzioni, riesce ancora a reggere, lo si deve esclusivamente allo straordinario impegno di lavoratrici e lavoratori della sanità pubblica, che meriterebbero certamente un trattamento diverso”.

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