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Economia

Tasse e commercio, la ‘guerra’ delle insegne: tira e molla sui rincari

Palazzo Spada pronto a rivedere l’imposta sulla pubblicità, le associazioni di categoria insorgono. Poi la precisazione: non un rincaro ma un aggiornamento su chi deve pagare

“Con le insegne spente una città diventa sempre più buia e triste”. Questo il commento praticamente univoco di molti commercianti: sono preoccupati perché dietro l’angolo c’è la possibilità che il Comune aumenti la tassa sulle insegne pubblicitarie.

La terza commissione consiliare ha votato parere favorevole alla proposta della Giunta sulla “rideterminazione delle tariffe relative all’imposta di pubblicità e ai diritti sulle affissioni pubbliche”. Ora la decisione spetta al consiglio comunale. La proposta prevede l’aggiornamento delle vie in categoria speciale, una cinquantina in totale, le cui attività residenti vedranno adeguata la tariffa della pubblicità Che aumenterà del 50%. Una vera e propria stangata per imprenditori, negozianti, artigiani. La legge di stabilità per l’anno 2019 ha introdotto di fatto la possibilità per i Comuni di aumentare tali tariffe, a partire dal primo gennaio, fino al 50% per le superfici superiori al metro quadrato. Il funzionario Stefania Finocchio della direzione Attività finanziarie ha ricordato che “l’imposta era stata presa in considerazione anche dal commissario ed era già fissata alla tariffa massima e successivamente sono intervenute delle modifiche normative. L’imposta ha scontato un passaggio iniziale che ha permesso ai Comuni di aumentare le tariffe oltre il massimo, del 20% per le superfici al di sotto del metro quadrato e del 50% per superfici superiori al metro quadrato, creando tariffe speciali che il Comune di Terni ha di anno in anno riconfermato. Poi con un decreto legge si è intervenuti stabilendo che i Comuni non avevano la facoltà di confermare negli anni, ma limitatamente al primo anno, quello in cui è stata emanata la legge. Dopo una serie di ricorsi si è arrivati alla finanziaria di questo anno che ha riproposto la percentuale del 50% tralasciando, tuttavia, quella del 20%. Da qui il coro di “no” delle associazioni di categoria che parlano di “una ulteriore penalizzazione di un settore già tartassato”.

Confcommercio, Confesercenti e Confartigianato lamentano la mancata fase di partecipazione: “Non siamo stati coinvolti”, rimarcano. “Rifiuto concettualmente questo provvedimento – afferma Stefano Lupi, presidente di Confcommercio – un altro iniquo balzello che va a gravare sui soliti noti, penalizzando un settore già in crisi e senza offrire in cambio nulla”. Per Daniele Stellati di Confesercenti “si rischia davvero di andare a colpire le aziende costrette a ridimensionarsi, la conseguenza – spiega - è che il territorio diventa sempre meno appetibile pure sotto il profilo turistico”.

Categorico Michele Medori, direttore di Confartigianato: “Siamo fortemente contrari – tuona -  pressare così le imprese che già vivono tra mille difficoltà non va bene”.

Ma il polverone sollevato rischia di trasformarsi in pulviscolo. Arriva infatti una nota di precisazione del presidente della terza commissione, Leonardo Bordoni della Lega, che mette le mani avanti e precisa: “Non ci saranno rincari sulle tariffe. Posso rassicurare i cittadini che non vi sarà alcun aumento rispetto a quanto pagato nel 2018. In realtà si è provveduto solamente a eliminare una tassa illegittima che il Comune già incassava”. Bordoni spiega che l’aumento del 50% della tariffazione per le affissioni di misura superiore al metro quadrato, così come l’aumento del 20% per quelle inferiori, sono in vigore per il Comune di Terni ininterrottamente dal 2005. “Per gli ultimi anni anzi, e precisamente per gli anni dal 2013 al 2018 – aggiunge -  tali aumenti sono stati dichiarati illegittimi, ciò nonostante le precedenti amministrazioni hanno sempre provveduto a riscuotere la tariffazione maggiorata. Da domani non si pagherà più la maggiorazione del 20%, ma solo quella del 50% oggi ancora legittima e che comunque era già in vigore. Quindi di fatto non un aumento, ma una riduzione, tanto è vero che gli uffici dell’ente si attendono complessivamente un minore gettito delle entrate del Comune per questa voce di tributo”.

Bordoni ricorda che, essendo il Comune di Terni in dissesto, l’aumento al massimo delle tariffe è un obbligo di legge. Allo stesso tempo il Comune è obbligato a massimizzare le entrate. La novità della delibera è stata quella di razionalizzare la “zonizzazione”, ovvero l’elenco delle strade a tariffazione speciale. “Detto elenco – continua - era ormai antiquato e meritava di essere rivisto. Non aveva senso ad esempio, che alcuni esercizi commerciali pagavano l’imposta maggiorata e altri no, pur essendo ubicati in zone di Terni assolutamente paragonabili, semplicemente perché una di queste zona si era sviluppata in epoca successiva all’altra. In definitiva - conclude - siamo tutti dispiaciuti di non poter ridurre ancora di più la pressione fiscale che grava da sempre sulle nostre imprese, ma la responsabilità di questo va rintracciata nell’attuale condizione dell’ente e di chi a questo ci ha condotto”.

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