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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Vendita Ast, un'operazione da 1,2 miliardi di euro

Giorni caldi per le sorti delle acciaierie, sindacati "freddi" sugli interessamenti di distributori metallurgici tedeschi e statunitensi. Ma l'unica alternativa sembrano essere i "soliti" coreani della Posco

Un'operazione tra 800 milioni e 1,2 miliardi di euro. Queste le cifre che ballerebbero per l'eventuale cessione della Material Services di Thyssen Krupp, la divisione in cui rientra anche l'Ast di Terni. Le acciaierie di viale Brin, in particolare, dovrebbero rappresentare circa la metà del valore dell'operazione. I nuovi rumors che arrivano dagli Usa, tramite le agenzie di stampa specializzata britanniche, sull'interesse di un distributore metallurgico californiano tornano infatti ad alimentare anche le voci su una imminente accellerazione della cessione che potrebbe essere avviata ufficialmente a giorni per poi concludersi entro il prossimo settembre con la chiusura dell'anno finanziario.

Braccio di ferro nel dopo Hiesinger

Qualche elemento in più si attendeva dalla riunione del comitato di sorveglianza di Thyssen Krupp di venerdì che al di là della nomina a tempo a Ceo di Guido Kerkhoff al posto del dimissionario Hiesinger ha soltanto evidenziato una volta in più la spaccatura tra gli azionisti della multinazionale tedesca conclamata proprio con il passo indietro di qualche giorno fa dell'ex amministratore delegato una volta chiuso l'accordo di fusionde con gli indiani di Tata Steel

Cevian, il secondo azionista di Thyssenkrupp con una quota del 18%, ha infatti richiesto una revisione di tutte le aree di attività di Thyssenkrupp, affermando che ciascuna "potrebbe prosperare meglio in un diverso assetto" così come il fondo Elliott, quello che si dice interessato proprio all'acquisto della divisione Materials Services, che ha chiesto una revisione radicale della strategia portata avanti sin qui da l'ormai ex Ceo. Di parere opposto la Fondazione Alfried Krupp von Bohlen und Halbach, il maggiore investitore del gruppo con una quota del 21% e due seggi nel consiglio di sorveglianza, che rappresenta peraltro il defunto proprietario della società il cui ultimo desiderio era che Thyssenkrupp rimanesse integra, e che ha sostenuto fino alla fine l'operato di Hiesinger. Sulla stessa linea anche Armine Lashet, primo ministro conservatore del Nord Reno-Westfalia, che parlando con manager e dirigenti sindacali a Dusseldorf è stato chiaro: "Vogliamo uno sviluppo a lungo termine, non profitti a breve termine".

Le ipotesi in campo

Eppure di soldi freschi da mettere in cassa la TK ne avrebbe bisogno e il piatto della Materials Services resta tra i più appetibili sul mercato. Tuttavia proprio la presenza di Ast all'interno della divisione potrebbe rappresentare un problema per i soggetti che sin qui avrebbero manifestato interesse all'acquisto come la tedesca Kloechner e la statunitense Reliance Steel and Aluminium. Entrambi sono distributori, ovvero comprano e rivendono acciaio, avendo in casa un produttore come è Ast finirebbero per fare concorrenza agli altri gruppi e soggetti con i quali trattano tutti i giorni. In questo l'eventuale partecipazione all'operazione in joint venture del fondo Elliott oltre a garantire per entrambi una spalla finanziaria su cui appoggiarsi potrebbe rappresentare anche la soluzione dove "parcheggiare" le acciaierie di Terni. Supposizioni e scenari tutti da verificare, di certo è che le ipotesi sin qui circolate su quello che potrebbe essere il futuro di Ast non scaldano i sindacati ternani.

Sindacati "freddi", Ugl fuori dal coro

"In questi giorni tutti stanno diventando esperti di acciaio - commenta il segretario della Fiom Cgil, Claudio Cipolla - girano tante chiacchiare ma ufficialmente nessuna notizia. Noi ribadiamo quanto sostenuto durante l'ultimo incontro in Regione che il profilo dell'eventuale acquirente dovrà essere quello di un partner industriale del settore, che produca acciaio, dalle dimensioni internazionali. Non dimentichiamoci che Ast costa circa 2 miliardi di euro l'anno, non può diventare una "bottega" che compete con i colossi dell'acciaio che si stanno formando". "Un soggetto che abbia interesse a sviluppare e investire sul sito ternano", aggiunge il segretario della Uilm Simone Lucchetti, "e che garantisca l'integrità del sito" dice il segretario della Fim Cisl, Simone Liti, per cui il profilo giusto dell'eventuale acquirente "si definirà comunque rispetto al piano industriale che sarà proposto". Voce fuori dal coro quella invece di Daniele Francescangeli dell'Ugl. "Per come è il mercato oggi - dice - le ipotesi che si prospettano a mio avviso possono essere verosimili. Ast oggi è autonoma al 100% nella divisione e la produzione di acciaio "sartoriale" voluta dall'ad Burelli, oltre ad aver prodotto in tre anni 82 milioni di utili con un trend che sarà confermato anche quest'anno, sarebbe funzionale ai distributori che hanno manifestato interesse all'acquisizione di Materials Services e che comunque non possono prescindere dall'apporto di un fondo di investimento. Dal punto di vista finanziario sarebbe dunque una soluzione buona, dal punto di vista sindacale il giudizio non potrà essere legato agli investimenti che saranno fatti e che sono necessari". 

L'alternativa coreana

E l'alternativa a tutto questo? Con i grandi gruppi europei che si sono ormai quasi tutti posizionati e con quelli italiani che non sembrano averne la forza per Ast l'unica vera alternativa resta quella dei coreani di Posco che tuttavia al momento non appare interessata alle dinamiche che si stanno sviluppando.  

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