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Economia

Treofan, di nuovo al Mise ma questa volta soltanto per Terni

Insoddisfacente l'incontro al Ministero, si è parlato soprattutto della situazione di Battipaglia. Nessuna risposta da Jindal sul sito produttivo ternano

Si torna al Mise per la Treofan. Ma questa volta solo per parlare del sito di Terni. L’incontro infatti programmato per le 17 di mercoledì 27 marzo, è stato soprattutto concentrato sulla situazione di Battipaglia per cui sarebbe stato trovato, come riferito dalla proprietà Jindal, un terzo investitore, al società Vertus. I sindacati di categoria hanno comunque portato sul tavolo del Ministero molte domande tecniche su Terni, sul futuro del sito in termini economici e di produzione. Risposte, però, non ne hanno avute. “Abbiamo chiesto un business plan solo per Terni – hanno detto le sigle – per capire il ‘portafoglio’ per prodotti e prezzi, inoltre vorremmo capire se questo investimento pari a un milione e mezzo in tre anni è a disposizione del management locale o se si tratta di soldi bloccati dalla proprietà per pii investirli dove più conviene a loro”. I sindacati hanno anche chiesto di avere un interlocutore con la casa madre. Per tutto questo c’è stato l’accordo a rivedersi al Mise scorporando Terni da Battipaglia. La data dell’incontro sarà stabilita nei prossimi giorni.

I sindacati di categoria sono molto preoccupati per un futuro che potrebbe significare una graduale ma reale dismissione. “Il piano industriale presentato da Jindal – dicono le sigle - non ci convince affatto e, così come ci è stato illustrato, va del tutto rigettato”. “Siamo a un punto di partenza che non vorremmo che diventasse un punto di arrivo in poco tempo”, afferma Luca Massarelli, segretario regionale Uiltec. Jindal parla di mantenimento dell’organico per almeno tre per il sito di Terni dove lavorano 151 persone, in più sono programmati investimenti che i sindacati reputano insufficienti. “Sappiamo che questi soldi sono dovuti esclusivamente a coprire i costi di manutenzione ordinaria senza investimenti di incremento della produzione, specie sull’alto valore di specialities – precisa Massarelli – loro cercano di dismettere la produzione film di basso profilo, la volontà del gruppo è infatti quella di uscire in maniera graduale dalla produzione di commodities, dislocandola sia a Terni che a Brindisi. Ma se non si investe – spiega – finirà che a Terni, tra 3 anni, ci sarà un 50% di commodities e l’altro 50 di specialities e se, come sembra, vogliono dismettere il basso profilo senza riprendere la produzione più elevata, Terni non avrà futuro”. Si attende il Mise.

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