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Legge Acque minerali, lavoratori in piazza: "Servono regole e penali sugli accordi: mai più un altro caso Sangemini"

Una delegazione dei lavoratori e i vertici dei sindacati Cisl, Cgil e Uil in piazza a Perugia per chiedere delle risposte alla Giunta regionale e all'assessore Morroni

Modificare in alcuni punti la legge regionale sulla concessione di attingimenti di acqua a scopo commerciale. Una richiesta che arriva dai sindacati Cgil, Cisl e Uil che hanno protestato davanti Palazzo Cesaroni, la sede dove è stata presentate e approvata la legge fortemente voluta dall'assessore Roberto Morroni.

Sono tre i punti a cui si chiede di rimettere mano: il primo riguarda la clausola sociale a tutela dei lavoratori nel corso di un eventuale cambio di concessionario - un'azienda che parte, una che arriva - che obbliga ad assumere in tutto o almeno una buona parte il personale già in servizio. Secondo aspetto contestato: la richiesta di garanzie reali dopo la sottoscrizioni di accordi con i concessionari per non "ripetere casi come quello della Sangemini, in cui i 20 milioni di investimenti previsti sono rimasti sulla carta senza conseguenze sulla concessione”. Terzo ultimo punto: ben codificare i meccanismi previsti per l'assegnazione delle concessioni che, secondo Cisl, Uil e Cgil risutano "lacunosi e incompleti”.  

“Il criterio della promozione e della salvaguardia di tutta l’occupazione nel rispetto dei contratti nazionali di riferimento doveva essere considerato un aspetto primario nella definizione di eventuali requisiti di assegnazione, proprio in considerazione del carattere pubblico del bene oggetto della concessione. Invece - concludono Flai, Fai e Uila - siamo di fronte all’ennesima occasione sprecata per valorizzare il nostro territorio e i suoi prodotti, considerato che le acque umbre si distinguono sul mercato da oltre cento anni”. 

La mobilitazione dei sindacati di oggi è solo una prima tappa del percorso: “Continueremo a manifestare insieme a lavoratrici e lavoratori del settore per avere risposte concrete su questi nodi fondamentali”. C'è da dire che la legge regionali sulle acque minerali ha già coperto diverse lacune del passato: introducendo la gara d'appalto per le concessioni, controlli durante e dopo del bacino sfruttato a scopo commerciale ed ha anche innalzato l'obolo per lo sfruttamento di questo bene a tutto beneficio del pubblico. Ma per i sindacati è necessario rivedere gli aspetti che riguadano soprattutto la difesa dei lavoratori di un settore che in Umbria è uscito indenne anche dalla crisi economica da coronavirus. 

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