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Vendita Ast, adesso si fa sul serio. Marcegaglia in pressing: siamo interessati, abbiamo un solido piano industriale

Avviata la “fase 1” per la cessione di viale Brin, I potenziali acquirenti hanno due mesi di tempo per analizzare le “carte” dell’Acciaieria. Italiani, coreani e cinesi: chi c’è in pista

Due mesi di tempo per guardare le “carte” e mettere sul piatto un’offerta completa – economica e industriale – per Acciai Speciali Terni. La vendita di Ast entra dunque nel vivo: l’ad di viale Brin, Massimiliano Burelli, ha confermato l’avvio della “fase 1”, ovvero la possibilità per le aziende interessate di avere accesso ad una parte limitata di documentazione: conti, volumi produttivi. Insomma, lo stato di salute di Ast per poter formalizzare una proposta. Questa fase dovrebbe durare da uno a due mesi e sarà gestita dalla banca d’affari JP Morgan che dovrà individuare i player che hanno le caratteristiche per le fasi ulteriori ed arrivare ad offerte vincolanti.

Tra chi conferma il suo interesse per Ast c’è sicuramente il gruppo Marcegaglia. Durante un seminario organizzato dal portale Siderewb.com, Antonio Marcegaglia – che assieme alla sorella Emma la scorsa primavera era già stato in visita a Terni - ha confermato di avere accesso ai dati Ast.

“Il nostro interesse si fonda su un solido piano industriale - ha detto Antonio Marcegaglia - Consumiamo circa 500mila tonnellate di acciaio inossidabile ogni anno e il 30 per cento arriva da Terni. Abbiamo anche un progetto per la lavorazione dell’acciaio al carbonio. Credo anche che sia un valore che l’azienda resti italiana. Noi abbiamo le risorse economiche manageriali per dire la nostra”.

In pista per Ast, oltre a Marcegaglia, ci sarebbe anche Arvedi oltre alla coreana Posco e - come riporta l’edizione di oggi de Il Messagero - i cinesi di Baostell.

Le segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb, dopo avere incontrato nella serata di ieri l’ad Burelli, ribadiscono “le rivendicazioni che da sempre portano avanti: per garantire i livelli occupazionali e salariali dei lavoratori diretti e dell’indotto, oggi più che mai serve che le istituzioni locali, il governo regionale e nazionale e la politica tutta, svolgano il proprio ruolo al fine di salvaguardare le produzioni strategiche per Terni e per il Paese”.

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