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Martedì, 19 Marzo 2024
Teatro

Riccardo Leonelli mette in scena il Purgatorio: parole e suggestioni alla scoperta della cantica “nascosta”

Dopo l’Inferno, l’attore ternano sceglie ancora Dante Aligheri con uno spettacolo intimo e liturgico

“Il Paradiso lo preferisco per il clima, l’Inferno per la compagnia” diceva Benjamin Wade.

Di certo c’è che il Purgatorio è sempre stata la più bistrattata, tra le cantiche della Divina Commedia. Né mistica come la terza, né spettacolare come la prima, ha sempre rappresentato un libro di passaggio, proprio come il luogo a cui è dedicata. D’altronde se la dannazione è relativamente facile da rappresentare, ben più difficile da mostrare è la purificazione.

Eppure è l’invenzione più importante di Dante Alighieri: come ha spiegato Jacques Le Goff nel suo celebre saggio La nascita del Purgatorio, quel luogo di espiazione – totalmente assente dalla Bibbia – è un’invenzione medievale cristallizzata proprio dal Sommo Poeta nel suo capolavoro.

Nessuno fino ad oggi, però, si era azzardato a metterlo in scena: se dell’Inferno dantesco esistono centinaia di rappresentazioni, anche al cinema (da La casa di Jack di Lars Von Trier al kolossal muto presentato all’ultima edizione del Terni Film Festival) ben pochi artisti hanno tentato l’impresa di scalare la montagna del Purgatorio.

Riccardo Leonelli, dopo il trionfo dell’Inferno andato in scena l’anno scorso a Carsulae e a Spoleto, ha deciso di provarci, raggiungendone mirabilmente la vetta.

purgatorio.riccardo.leonelli (4)-2Il suo Purgatorio – in scena a Carsulae il 6 e 7 agosto, il 10 al Parco archeologico di Otricoli e il 21 al Teatro Romano di Spoleto – non fa rimpiangere il predecessore, di cui mantiene inalterata la formula: quella di uno spettacolo itinerante tra le rovine romane, che accompagna il pubblico, proprio come il protagonista, tra i gironi dei dannati, che questa volta sono un po’ meno dannati.

Ad affiancare Riccardo Leonelli nei panni di Dante, Damiano Angelucci in quelli di Virgilio e il sempre maestoso Stefano de Majo, c’è un numeroso cast composto in gran parte dagli allievi di Leonelli come Aurora Assunti, Nadia Bouallagui, Gisella Celentano, Miriam Cimarelli, Giacomo Lucci, Giacomo Martinelli, Vittorio Monarca, Alessandro Pieramati e Sara Posati; spicca tra tutti lo straordinario Nicola Vantaggi, già nel cast dell’Inferno e incredibile interprete dello stesso Alighieri nel cortometraggio Dante poeta arrogante.

Tra i nuovi ingressi Caterina Rossi, magistrale e magnetica nei panni di Beatrice e il trio Hanami, ovvero Marialuna Cipolla, Margherita Rinaldi e Antonia Perleonardi alle quali è affidata – insieme all’inseparabile Emanuele Cordeschi – la colonna sonora dello spettacolo che sia per la selezione musicale che per l’esecuzione e le trovate sceniche con cui viene proposta dal vivo, rappresenta la punta di diamante di questo allestimento, in grado di superare anche il prototipo. Decisamente più deboli, invece, le coreografie, mentre le scene di Paolo e Chiara Leonelli si confermano di grandissimo impatto e si sposano perfettamente al teatro naturale in cui si muovono gli attori.

purgatorio.riccardo.leonelli (3)-2Meno spettacolare e sensuale dell’Inferno, il Purgatorio risulta più liturgico e romantico e si affida senza dubbio più del suo predecessore alle parole. Anche perché si tratta di parole assai meno conosciute dal grande pubblico e lo spettacolo rappresenta un’ottima occasione per scoprire la cantica più “nascosta” di Dante. Parole – questo è uno dei grandi meriti di Leonelli – non amplificate da microfoni, ma affidate nel bene e nel male al vento, con una resa imperfetta ma assai più autentica ed emozionante.

Ora la sfida si fa ancora più difficile: Riccardo è determinato a concludere la trilogia – il prossimo anno – con il Paradiso: come riuscirà a portare il puro spirito tra le rocce di Carsulae è tutto da scoprire. Tanto più che questo percorso dalla dannazione alla redenzione fino alla beatitudine, per l’ex direttore del Terni Film Festival, è anche - per sua stessa ammissione - un itinerario spirituale ed esistenziale; come, d’altra parte, lo è stato per Dante Alighieri, che trovò l’inferno al culmine del successo e del potere, e la redenzione nell’amarezza dell’esilio e della solitudine.

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