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Martedì, 23 Aprile 2024
Notizie dall'Umbria

Anna e Liuba dalla guerra in Umbria per sconfiggere la malattia

La piccola ora è ricoverata all'ospedale di Perugia: "Al domani adesso non ci pensiamo. Pensiamo alla guarigione di Anna, conta quello"

"Dobbiamo andarcene, dobbiamo andare subito via di qui. Altrimenti per Anna non c'è più speranza". Decisione drammatica come lo sono i tempi, come i venti di guerra che soffiavano, e soffiano sull'Ucraina. Decisione immediata, sofferta, ma l'unica possibile quando il tuo Paese è in guerra e tua figlia è ricoverata in ospedale per una grave malattia.

Ha bisogno di cure. E così Liuba, il marito e la piccola Anna, 6 anni, salgono in macchina e si mettono in viaggio. "Erano le dieci sera del 24 febbraio, ci siamo detti che era l'unica possibilità: lasciare Leopoli e venire in Italia". In Italia, precisamente a Foligno, dove vivono e lavorano la madre e la zia. Poi da Foligno, la destinazione si è spostata su Perugia, dove la bimba avrebbe potuto avere un'assistenza medica adeguata. In poche ore, attivando una catena di solidarietà rapida ed efficace, un posto letto dove ricoverare Anna viene messo a disposizione al Santa Maria della Misericordia. E allo stesso tempo, si mette in moto la macchina della burocrazia, con il coinvolgimento della Regione Umbria. L'obiettivo è il permesso di soggiorno per cure mediche. Ma, intanto, alla frontiera con la Polonia, la famiglia si deve separare: "Mio marito è dovuto tornare indietro - racconta - non è potuto venire con noi. Per fortuna, oltre confine avevamo già chi si era messo in strada per venirci a prendere. Abbiamo viaggiato per due giorni, due giorni molto duri".

Liuba e Anna adesso dividono una camera in ospedale, la piccola sembra rispondere alle terapie. Quando potrà ricevere cure domiciliari, mamma e figlia si trasferiranno in un appartamento del residence Chianelli, messo a disposizione dall'omonimo comitato. La Onlus si occupa di assistere piccoli pazienti e le loro famiglie anche fornendo un luogo dove vivere durante il periodo di cura. "Abbiamo fatto la sola cosa che potevamo fare. Non potevamo rimanere lì". Con il marito, come tante donne ucraine, i contatti avvengono per telefono quando è possibile. "Ci sentiamo via cellulare sì, la situazione è quella che è". “Qui abbiamo ricevuto tanto sostegno e supporto, non solo dalla nostra famiglia. Grazie”. E il domani? "Al domani adesso non ci pensiamo. Pensiamo alla guarigione di Anna, conta quello. Poi cosa faremo, dove andremo, quale sarà il nostro futuro lo vedremo. Intanto, Anna".

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