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Risiko banche, così cambia il panorama del credito in Umbria dopo la “rivoluzione” Intesa-Ubi-Bper

Sanpaolo cede 13 filiali e 5 mini sportelli, il passaggio coinvolge circa 90 dipendenti. Il sindacato Fabi: valutare le ripercussioni sul territorio, ma non si può assistere ad un declino del sistema

Una “mega operazione” che innesca una “rivoluzione” nel sistema creditizio dell’Umbria. Così la Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, dell’Umbria commenta la notizia che ufficializza il passaggio di filiali ex Ubi Banca che verranno cedute da Banca Intesa a Bper.

“Nella nostra regione – spiega Fabi - Ubi era costituita da 27 filiali, 5 mini-sportelli e 7 strutture di direzione territoriale per un totale di circa 230 dipendenti. Al momento è stata comunicata la cessione a Bper di 13 filiali e 5 mini-sportelli per un totale di circa 86 dipendenti, nei prossimi incontri previsti per il mese di novembre verranno definiti gli assetti delle strutture centrali. Dopo la cessione, Bper diverrà la terza banca commerciale a livello nazionale per numero di filiali: in Umbria si passerà da 8 a 26 sportelli”.

La segreteria regionale di Fabi riprende poi le parole del coordinatore Fabi del Gruppo Ubi, Paolo Citterio, che parla di quella di venerdì 13 come di una “giornata di passione per i dipendenti Ubi” perché “al di là delle insegne e dei numeri – spiegano dalla segreteria regionale del sindacato - parliamo di persone. Il gruppo Ubi nella nostra regione nasce inizialmente dall’acquisizione della Popolare di Todi e poi solo 3 anni fa dall’acquisizione delle cosiddette ‘bridge bank’, Banca Marche, Banca Etruria e Cari Chieti. Soprattutto i colleghi provenienti dalla traumatica risoluzione delle banche di appartenenza stavano cominciando ad armonizzarsi nella nuova realtà di Ubi e si ritrovano ora di nuovo di fronte ad un cambio di casacca che li divide dopo la recente unione”.

“Come Fabi, siamo stati sempre presenti e vicini ai colleghi prima di Banca Marche, Banca Etruria e Cari Chieti, poi nel loro passaggio ad Ubi ed ancora oggi lo saremo nelle nuove realtà. Alla Fabi non interessano le insegne, per la Fsbi contano le persone. Quando il clamore di questa mega operazione si sarà spento, rimarranno da valutare e gestire le possibili ripercussioni che tale evento avrà sui territori interessati, Umbria inclusa. Tanto per cambiare nella nostra regione si rischia di dover fare i conti con l’ennesima riduzione di filiali, di occupazione, di servizi alla clientela e plafond creditizi”.

“Apprezzeremo molto – aggiunge il sindacato - che chi si occupa a livello istituzionale del futuro delle nostre comunità, si attivi per evitare che la nostra regione rimanga ancora una volta penalizzata e ai margini delle future linee evolutive del sistema bancario. Siamo fin da ora disponibili a collaborare con tutti gli attori che volessero utilizzare questa rivoluzione creditizia per migliorare le prospettive economiche della nostra regione, invece che assistere inerti al suo agonico declino”.

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