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Umbria, in arrivo il “Bonus padri separati”: fino a 800 euro al mese ma a precise condizioni. Boom di separazioni: i dati

In Umbria, le persone sposate sono appena il 48% della popolazione. In linea con la media nazionale. Quindici anni fa erano il 54%

Erogato ai genitori che non riescono a pagare l’assegno di mantenimento ai figli a causa di una contrazione degli introiti legata alla pandemia, spetta un assegno mensile che può arrivare fino a 800 euro al mese per un totale di 9.600 euro all’anno. Il bonus viene versato per la durata massima di un anno. Debutta con la firma del decreto del ministro delle Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, come risarcimento a fronte del mancato pagamento da parte dell’altro genitore dell’assegno di mantenimento dovuto in base agli accordi o alla sentenza divorzile. Il decreto era già stato presentato all’interno del pacchetto Sostegni approvato nel maggio 2021 ma il bonus era stato definito "inapplicabile" dai tecnici che lo avevano definito non equo verso tutti i figli di coppie separate

I requisiti per ottenerlo: nell'attuale formulazione, gli 800 euro mensili spettano al genitore "che deve provvedere al mantenimento proprio e dei figli minori, nonché dei figli maggiorenni portatori di handicap grave, conviventi, che non abbia ricevuto, del tutto o in parte, l’assegno di mantenimento a causa dell’inadempienza del genitore” e soltanto se si ha un reddito massimo di 8.174 euro oppure figli maggiorenni portatori di handicap grave.

Altri importanti requisiti sono: 1) riduzione o sospensione dell’attività lavorativa di almeno 90 giorni dall’8 marzo 2020 oppure, 2) un calo di reddito almeno del 30% tra il 2019 e il 2020. Ci sono dei limiti temporali anche in relazione al periodo durante il quale non viene incassato l’assegno di mantenimento, sempre legati alla pandemia Covid: tra l’8 marzo 2020 e il 31 marzo 2022. 

In Umbria, le persone sposate sono appena il 48% della popolazione. In linea con la media nazionale. Quindici anni fa erano il 54%. I dati segnano la crisi costante e inarrestabile dell’istituzione più antica della società. Non solo ci si sposa di meno, ma il “sì” arriva ogni anno più tardi. L’età del primo matrimonio continua ad aumentare, e le donne si sposano prima degli uomini. In media, 32 anni per lei, 35 anni per lui. In molti casi, comunque, il matrimonio non è per tutta la vita: 18 anni la durata media. E spesso non si opta per la comunione dei beni. Nel 2020 l’Istat ha contato nella nostra regione 1.251 matrimoni, con una flessione sul 2019 del 49,9%, praticamente un dimezzamento, mentre 1.250 sono
state le separazioni tra i provvedimenti di separazione emessi dai tre tribunali dell’Umbria e gli accordi di separazione extragiudiziale registrati dagli Uffici di Stato civile dei Comuni, con una flessione sull’anno precedente decisamente più contenuta: appena il 12% anche se il dato non tranquillizza affatto. 

Dal pareggio si passa alla debacle delle relazioni coniugali se si contano anche i divorzi, che nel 2020 sono stati 1.029, con una flessione del 9,3%. I dati Istat inerenti all’ultimo anno (2021) parlano di oltre un terzo di separazioni e divorzi in più rispetto al 2020, con un aumento del 49,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Se fino un paio di decenni fa le coppie divorziate o separate soffrivano di uno stigma sociale, oggi fortunatamente non è più così e il divorzio, per quanto rappresenti il fallimento del progetto coniugale, non coincide con il fallimento della persona e pertanto viene raccontato e socializzato”, spiega Stefano Lagona, psicologo specializzato in psicoterapia della coppia nel report dell’agenzia Dire.

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