Per Mediaset il “re dei maranza” vive a Gualdo e spadroneggia a Perugia: è ricco, ma vive in una casa popolare. Come è possibile? Controlli subito
Un servizio del 9 novembre scorso ha fatto conoscere ai gualdesi e agli umbri questo ragazzo molto popolare sui social e che ha ammesso di avercela fatta e di non aver più problemi...
“Vanità... il mio peccato preferito”: è una delle frasi cult del film capolavoro L’avvocato del Diavolo. Forse perché per via della vanità molti uomini e donne potenti hanno commesso passi falsi dopo una lunga carriera di vittorie e dove gli è stato sempre perdonato tutto. Ora lasciamo stare gli ambigui signori della storia passata - il paragone sarebbe ingeneroso per tutti - e portiamo la vanità ai giorni nostri che, tramite i social e il cattivo costume dilagante, sta imperversando, signora indiscussa di molte ricchezze fatte in fretta e furia grazie a internet. Io, come tanti, ho scoperto che vivo nella stessa regione, lavoro nella stessa città e abito nello stesso paese di un ragazzo - mai visto in vita mia - che viene definito o si definisce (non mi importa) “il re dei maranza”. Un termine delle periferie del nord, spesso associato ad individui che si vestono e ragionano in certa maniera, che per farla facile sarebbe a metà tra il coatto romano e il tamarro del sud. Il re dei maranza, reso famoso da un video di Dritto e Rovescio lo scorso 9 novembre, è un ragazzotto molto carino, di genitori stranieri e quindi cittadino italiano di seconda generazione, specializzato nel fare delle “storie” per propagandare abbigliamento e altro, tutto ovviamente in stile maranza. Eh già, perché i maranza hanno una sorta di divisa per renderli riconoscibili.
IL VIDEO di Diritto e Rovescio
Il re vive a Gualdo Tadino, ma il suo gruppo è soprattutto radicato a Perugia e il suo studio sta tutto nel telefonino. Ha persino un autista - gualdese - che lo trasporta dove vuole. Vive in un appartamento delle case popolari - le più moderne e meno amate di tutto il paese - di cui è orgoglioso da mostrare e rivendicare come luogo di partenza. La rabbia sociale, la rivalsa e il desiderio di sfoggiare la ricchezza sta alla base anche della sua filosofia di vita. Si alza tardi al mattino, bollette e fine mese non gli turbano il sonno, è popolare e ha molte ragazzine che fanno a gara per stargli vicino. La sua vita è lontana anni luce dalla nostra, dai tanti immigrati che lavorano in campagna o nei boschi dove tagliano legname, o delle tante ragazze di seconda e terza generazione che ogni giorno prendono il bus per andare a studiare all'università per aver una professione normale, un futuro di emancipazione. Ma è lontano anni luce da quel gualdese medio che pur lavorando, pur portando avanti magari un pezzo di terra ereditato dal padre, arriva a fine mese non senza difficoltà.
Ma lui, il mio maranzato concittadino, lo dice chiaramente alle telecamere: “Io ce l’ho fatta”. Ed ecco che la vanità - vi ricordate il peccato preferito dal diavolo nel film con protagonista con Al Pacino? - potrebbe aver tradito ufficialmente il re dei maranza: “Ho combattuto e ho tutto quello che voglio. In una settimana faccio 10-15 video sui social. Quanto guadagno? Dai 5 ai 6mila euro in 7 giorni”.
Mostrando abiti firmati, ammette di fare molti servizi sui social guadagnando bene, anzi benissimo. E se non ci sono i soldi, si prende quello che vuole dal negozio che ha recensito. Le sue dichiarazioni sono scolpite nel video Mediaset. Ora, in un Paese civile (a questo punto viene da dubitare che il nostro lo sia) un sindaco, un maresciallo dei carabinieri, la guardia di finanza o un consigliere comunale sussulterebbe sulla sedia dell’ufficio dopo aver visto quello che ho visto. Come è possibile che un giovane benestante, con autista, con tanta popolarità che poi produce ricchezza, possa abitare - come abbiamo visto e rivisto - in un alloggio di quelle case popolari destinate a chi ha un reddito basso? Gli affitti oscillano tra i 50 e i 150 euro, l’equivalente di una delle tante felpe firmate che indossa e poi rimette in lavanderia. E non finisce qui. Quell’autista è un amico o un dipendente? E uno che dice di avercela fatta e di lavorare, molto certamente avrà aperto una partita Iva per rilasciare fattura e incassare il compenso per i servizi resi. O no? Domande che vengono sempre fatte su padri di famiglia e artigiani strozzati dalla crisi.
Ora, chiediamo a gran voce alle istituzioni o alle autorità di fare dei controlli a partire dalla compatibilità con i requisiti per vivere in una casa popolare. È una questione di rispetto e di tutela dei quei beni destinati alle famiglie meno fortunate. Quelle che ricevono il pacco cibo e vestiti non firmati dalla Caritas.