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Città di Castello, il macchinario si riaccende mentre lo pulisce: operaio perde un dito. Imprenditore a processo

Il legale rappresentate dell'azienda accusato di lesioni personali, mancata formazione dei lavoratori e assenza di misure di sicurezza

Misure di sicurezza assenti e protezioni rimosse. Sarebbero queste le cause principali che la Procura di Perugia contesta a un imprenditore dell’Alto Tevere nel procedimento per lesioni personali riportate da un operaio durante il turno di lavoro.

Secondo l’accusa “per imprudenza, negligenza o imperizia nonché violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro”, il legale rappresentate di un’azienda cartografica, difeso dall’avvocato Eugenio Zaganelli, avrebbe cagionato “lesioni personali consistenti nell’amputazione del primo dito della mano destra” a un operaio, con malattia della durata superiore a 40 giorni “con indebolimento permanente dell’organo della prensione”.

In base alla ricostruzione dei periti, l’operaio stava lavorando a un macchinario di stampa e si accingeva a svolgere le operazioni di pulizia, per le quali era previsto il “subentro di un sistema a sicurezza migliorata” con riduzione della velocità.

L’operaio “rimaneva alla macchina per integrare manualmente il sistema di lavaggio automatico, inadeguato a pulire completamente le parti sporche”, dovendo agire con “uno straccetto ripiegato a tampone imbevuto di solvente” da passare “manualmente nel senso della lunghezza dei rulli per togliere le impurità residue e asciugarli”.

Mentre svolgeva questa operazione, però, la macchina si azionava e la sua “mano veniva presa a contrasto dal rullo ponte, cagionandone l’amputazione del primo dito della mano destra”.

Dalle verifiche dei tecnici dell’ispettorato del lavoro non risultavano “apposte barriere mobili o fisse a protezione dei suddetti organi pericolosi mobili in prossimità della zona dei rulli deputati al trasporto dell’inchiostro”, risultate “accessibili all’operatore addetto alla macchina mentre la stessa è in movimento”.

Il sistema di sicurezza durante le fasi di pulizia, inoltre, era risultato “inutilizzabile in quanto lo stesso è posto a una distanza tale dai rulli da pulire che non ne permette il raggiungimento”. Il sistema automatico di pulizia non era così preciso, visto che prevedeva l’intervento manuale di un operatore, esponendolo “al grave e concreto rischio di presa, trascinamento e schiacciamento della mano”.

L’imprenditore, quindi, non avrebbe ben valutato “i rischi legati alla pulizia e manutenzione” del macchinario. Rischi che non risultano neanche nel documento di valutazione obbligatorio per legge.

La Procura contesta anche la mancata formazione del personale all’uso dei macchinari d’azienda “in ordine alle condizioni di impiego e ai rischi connessi”. L’infortunio è avvenuto a Città di Castello il 3 agosto del 2015.

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