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Coronavirus, sarà una estate senza sagre: “Il rischio c'è, forte impatto sul pil dell’Umbria”

Parla Francesco Fiorelli, presidente di Unpli Umbria: “Il 70% delle entrate delle pro loco deriva dalle manifestazioni enogastronomiche. Ancora più problematica sarà la parte dello spettacolo”

Sembra un vezzo. Ma non lo è. Perché una buona parte dell’attrattività del cuore verde d’Italia si gioca a tavola. E sulle tavole delle decine di sagre che da marzo ad ottobre costellano il panorama degli eventi dell’Umbria.

“Il 70% delle entrate delle pro loco deriva dalle manifestazioni enogastronomiche”. E molte società sportive dilettantistiche finanziano l’attività dell’anno successivo. Questo può bastare a delineare i contorni dell’importanza del settore. E del pericolo che si corre adesso, anche immaginando un futuro prossimo capace di scrollarsi dalle spalle l’emergenza Coronavirus. Perché quella che sta arrivando potrebbe davvero essere un’estate senza sagre.

“Molte sono già saltate. Molte altre potrebbero avere lo stesso destino, visto nella stragrande maggioranza dei casi, gli eventi si concentrano da giugno a settembre”. Francesco Fiorelli è presidente dell’Unpli Umbria, l’organismo che raccoglie le circa 250 pro loco sparse sul territorio regionale. “La prossima settimana avremo un direttivo e poi ci confronteremo con i dodici comitati locali in cui è divisa l’Umbria”.

Nell’occasione si farà il punto di quanto le pro loco hanno fatto in questa emergenza Covid19. “Abbiamo comprato quattromila euro di mascherine che poi sono state distribuite in blocchi da 200 nei dodici distretti. Abbiamo messo a disposizione i ragazzi del servizio civile per attività di supporto e abbiamo distribuito altre 4.500 mascherine acquistate da comitati locali e pro loco sul territorio. SI tratta, nel complesso, di 30 o 40mila euro di contributi”.

Ma poi si metterà sul tavolo il cuore della questione: che estate sarà?

“Stiamo facendo un ragionamento a livello nazionale, confrontandoci con altre regioni come Valle d’Aosta, il Piemonte, la Puglia e la Basilicata”. Ragionamento a cui non sfugge il forte legame che corre tra enogastronomia, sagre e turismo. E nemmeno il “forte impatto” che cancellare questo settore avrebbe sul pil umbro. C’è però da capire l’evoluzione della situazione: quando il lockdown sarà finito, con quali regole e criteri si tornerà alla libera circolazione dei cittadini, quali criteri bisognerà rispettare negli eventi pubblici.

“Guardi – dice Fiorelli – io sono molto concreto. Su un tavolo solitamente usato per una sagra, quattro persone ci possono stare, rispettando tutte le regole di sicurezza. Al limite, si può immaginare di allungare i turni. Il problema vero è la parte dello spettacolo, gli eventi musicali, dove risulterebbe sicuramente più difficile garantire alcuni divieti”.

Con un effetto “contagio” che dalle sagre potrebbe spostarsi su un altro settore, quello dell’industria del divertimento.

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