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Fase due, l’Umbria scommette sulla tecnologia: in fabbrica e negli ospedali arrivano i robot anti Covid

È una delle idee proposte dall’Università di Perugia per la ripartenza della regione. I veicoli robotici potrebbero essere utilizzati per la sanificazione degli ambienti e per consentire alle persone in isolamento di entrare in contatto con i famigliari

Il futuro è ora. E nel futuro immaginato dall’Università di Perugia per la fase due dell’Umbria, un importante ruolo potrebbero averlo anche i robot.

È una delle trenta idee che l’Ateneo ha messo in cantiere nel più articolato programma delle proposte per la ripartenza, che toccano svariati temi, dall’agroalimentare fino agli eventi live e alla “realtà aumentata” per scoprire i tesori nascosti nei borghi del cuore verde d’Italia.

Quella dei “Veicoli robotici per applicazioni Covid-Sensitive” è l’idea numero 7 e parte da questa premessa: “Nella fase 2 della gestione dell’emergenza Covid19, sarà necessario riprendere gradualmente le attività produttive, didattiche e di interazione sociale. Tuttavia, è necessario allo stesso tempo garantire la sicurezza delle persone nei contesti lavorativi e sociali. In questo senso, l’utilizzo di veicoli e robot autonomi in grado di accedere ad aree potenzialmente a rischio per la loro sanificazione e per consentire a persone in isolamento di entrare in contatto con i propri cari può risultare determinante”.

Il gruppo di lavoro - Enrico Bellocchio, Gabriele Costante, Francesco Crocetti, Alessandro Devo, Mario Luca Fravolini e Paolo Valigi del dipartimento di ingegneria di UniPg – si propone dunque la realizzazione di un prototipo di veicolo autonomo o teleguidato per la sanificazione di ambienti e di un prototipo di robot autonomo o teleguidato per l’interazione con pazienti in isolamento.

Il percorso si articolerebbe in “tre fasi fondamentali. Nella prima fase – spiega la scheda che illustra il progetto - verranno definite le specifiche dei prototipi per la sanificazione e per l’interazione con pazienti in isolamento. Allo stesso tempo, verranno individuati i partner industriali per la realizzazione delle piattaforme. Successivamente, si procederà alla loro realizzazione/acquisto tramite le aziende individuate. Durante questa seconda fase, verranno sviluppati eventuali servizi ausiliari per l’autonomia della piattaforma o per l’interazione con l’ambiente e le persone. Nell’ultima fase verranno condotte le sperimentazioni per validare i casi d’uso (sanificazione di un ambiente pubblico da remoto, interazione remota con un paziente in isolamento). In seguito, si potrebbe avviare una fase di produzione su scala più larga con eventuali partenariati di aziende”.

Per quanto riguarda i costi, “per la realizzazione dei due prototipi si stimano circa 25mila euro per l’acquisto di ogni piattaforma (50mila euro totali), dotata di adeguati sensori e dispositivi di interazione remota. Le operazioni di sanificazione richiederanno ulteriori apparati, il cui costo è fortemente dipendente dalla tecnologia utilizzata. Inoltre si prevede la necessità di una persona (assegnista di ricerca) per un anno per sviluppare eventuali servizi di alto livello e per le sperimentazioni”.

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