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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Ecco i più ricchi dell’Umbria: sono 334 e dichiarano un reddito superiore a 300mila euro l’anno

Ma oltre 43 umbri su cento dichiarano meno di 15mila euro l’anno. I dati nel rapporto di Ires Cgil che analizza la situazione economica della regione dopo l’emergenza Covid

In Umbria soltanto 334 contribuenti dichiarano un reddito superiore a 300mila euro l’anno. Tutti gli altri, masticano briciole, destinate a diventare davvero amare se la lunga coda dell’emergenza sanitaria continuerà a far sentire i suoi effetti. Che fino ad ora sono stati pesantissimi. Basti pensare che per oltre 27mila lavoratori dipendenti si stima una riduzione del reddito di circa 81 milioni di euro.

Sono questi alcuni dei numeri contenuti nel rapporto redatto da Ires Cgil - presentato oggi, 25 agosto, a Perugia dal presidente dell’istituto di ricerca regionale, Fabrizio Fratini, e dal segretario generale della Cgil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla - che cerca di tracciare i contorni economici e sociali lasciati dall’impatto della crisi Covid e del successivo lockdown. Il terzo colpo durissimo che si abbatte sull’Umbria dopo la crisi finanziaria del 2008 e il terremoto del 2016. “Il risultato – rileva Ires Cgil - è quello di una regione che da un punto di vista economico ed occupazionale è scivolata sempre di più a Sud, allontanandosi di anno in anno dalle performance delle regioni limitrofe”.

Ad una contrazione del Pil che – secondo le stime Ires – si aggira tra 1,5 e 2 miliardi di euro (concentrata in alcuni dei settori manifatturieri portanti per l'Umbria, come il tessile-abbigliamento, la metallurgia, i mezzi di trasporto, le costruzioni, la ristorazione, le attività culturali, etc.) si sovrappone una crisi occupazionale estremamente grave, che si compone da una parte della forte riduzione del lavoro a termine e dall'altra del ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali. Al 30 giugno – riferisce Ires Cgil – erano oltre 28 milioni le ore tra cassa integrazione e fondi di solidarietà autorizzate, con un incremento rispetto al 2019 dell'800%. “Numeri dietro ai quali – ha sottolineato Fabrizio Fratini nella sua presentazione – troviamo le sofferenze e le difficoltà di circa 27mila lavoratrici e lavoratori umbri che hanno subito una contrazione di reddito fortissima, pari complessivamente a circa 81 milioni di euro”.

È evidente che questa ulteriore “botta” subita dal mondo del lavoro umbro rischia di andare ad alimentare un altro dato che nel corso degli ultimi anni è divenuto in Umbria sempre più preoccupante: quello della povertà relativa, arrivata al 14,3% nel 2018, 2 punti e mezzo sopra la media nazionale.

Il reddito medio in Umbria è di 19.520 euro l’anno contro i 20.820 euro l’anno della media nazionale. “È come avere uno stipendio in meno”. Il reddito medio da pensione è di 17.480 euro l’anno, 400 euro al di sotto rispetto alla media nazionale.

Come detto, solo 334 contribuenti hanno dichiarato oltre 300mila euro. Il 43,3% dei contribuenti umbri dichiara meno di 15mila euro, 10.718 umbri vivono a zero reddito, 31.781 certificano meno di 1.000 euro, 112 umbri hanno reddito negativo.

Nel 2019 le famiglie umbre avevano speso 2.000 euro in più rispetto al 2018. Ma in 10 anni sono crollati i consumi per alimentari e abbigliamento, mentre si è avuta un’impennata per alcol e tabacchi.

A seguito del lockdown si prevede una riduzione dei consumi no-food. Il report annuale 2019 Istat “Spese per i consumi delle famiglie” descriveva una situazione regionale che sembrava riavviarsi verso una maggior vivacità della spesa domestica (cresciuta del 7% in un anno), trend congelato però dall’emergenza sanitaria. Dalle prime stime Ires, al netto delle spese alimentari e per l’abitazione, nel primo trimestre 2020 la spesa media mensile delle famiglie si è ridotta di oltre il 12%.

Tra 2009 e 2019 la mappa dei consumi in Umbria ha subito un netto stravolgimento. Si spendono 770 euro in meno per gli alimentari e 900 per il no-food. Le famiglie hanno tagliato su carne (-345 euro l’anno), bevande (-160 euro l’anno), e pane (-160 euro l’anno) con l’aumento della spesa per patate, frutta, ortaggi (+70 euro l’anno). Mentre sul non alimentare aumentano consumi di alcolici e tabacchi (+118%).  

Nel 2018, in Italia, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono poco più di 3 milioni, per un totale di quasi 9 milioni di individui. Per l’Umbria si stima che siano più di 126mila gli individui in condizione di povertà relativa nel 2018, con un aumento di circa 15mila unità rispetto al 2017. L’Umbria nel 2018 presenta un’incidenza di povertà relativa pari al 14,3%, dato superiore alla media nazionale pari all’11,8%. Il post COvid sembra destinato ad allargare la forbice sociale e a divorare la “classe media”.

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