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Giovedì, 25 Aprile 2024
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DOSSIER Covid, guerra e precariato sul lavoro: cresce il numero degli umbri che crolla emotivamente. Fondi di cura insufficienti

Umbria sopra la media nazionale, boom di richieste per il bonus psicologo che non basterà per tutti. Ecco i sintomi riscontrati dopo anni senza certezze e in balia di eventi che da decenni erano spariti a livello sociale

Il peso delle condizioni di salute mentale è in aumento a livello globale. Si stima che una persona su otto conviva con un problema di salute mentale e che la pandemia abbia contribuito ad aumentare del 25% i casi di ansia e depressione in tutto il mondo. Solo in Europa, diverse forme di disturbi mentali colpiscono ogni anno quasi il 40% della popolazione totale, portando a una mortalità prematura e influendo sul funzionamento e sulla qualità della vita sia dei pazienti che delle loro famiglie. Restringendo il campo all'Italia, sono 3,5 milioni le persone con depressione ma, secondo un'indagine Istat, si calcola che meno della metà sia diagnosticata e che solo un paziente su tre ottenga cure adeguate.

Dallo scoppio della pandemia di covid-19 nel 2020, l'ansia e lo stress sono aumentati in modo significativo, mentre la schiacciante perdita di familiari e la paura del contagio hanno contribuito a creare profonda tristezza e paura all'interno della società. Oltre a quest'ultimo, le necessarie misure di blocco e l'isolamento sociale hanno causato importanti impatti socioeconomici: ansia condivisa sia dalle imprese che lottano per sopravvivere sia dagli individui che rischiano la perdita di reddito e occupazione. Come aveva già evidenziato il direttore generale dell'Oms nel maggio 2020, l'impatto della pandemia sulla salute mentale della popolazione è davvero estremamente preoccupante.

L'attuazione delle politiche di assistenza sociale, fisica e mentale dovrebbe quindi essere una priorità per i Sistemi sanitari europei, in modo da facilitare l'accesso a una assistenza di qualità. A tal fine, alcuni paesi hanno varato nuove politiche e normative in questo settore e molti stanno facendo progressi nella gestione di servizi di salute mentale basati sulla comunità, sebbene vi siano ancora differenze molto significative in tutta Europa. La condivisione delle esperienze locali e delle migliori pratiche nell'area della salute mentale è quindi di fondamentale importanza per ottimizzare l'inquadramento, la diagnosi, il trattamento e la necessaria integrazione sociale di tutti i pazienti.

Un aiuto è il cosiddetto Bonus psicologo, destinato alle persone in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica: più di 340mila sono le richieste arrivate al portale dell’Inps. Di queste ben il 60% riguarda under 30. Un segno evidente che ad essere stati colpiti sono stati soprattutto i più giovani. In Umbria sono state 5.727 le domande inviate per ottenere il bonus psicologico. Ma se in Italia la percentuale della popolazione che ha compilato la documentazione si attesta sullo 0,5 per cento, in Umbria il dato cresce, attestandosi quasi sullo 0,7 per cento. Cioè 7 persone ogni mille si sono collegate al portale dell'Inps per ottenere il bonus. Le risorse a disposizione in Umbria, 371mila euro, permetteranno di accogliere solo 1 domanda su 7. Potrebbero rimanere fuori circa 5mila persone.

«Numeri importanti ma che sono solo la punta dell’iceberg», osserva il presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Umbria David Lazzari. «Oggi abbiamo documentata una lista d’attesa di 5 mila umbri, tra i quali molti adolescenti e giovani, che cercano una risposta psicologica. Noi chiediamo alla Regione di adottare misure concrete». L’Umbria è stata la prima regione a sperimentare con successo la figura dello psicologo di base. «Una figura che può essere l’evoluzione del bonus. Auspichiamo – aggiunge sempre Lazzari – che con il piano sanitario regionale e in assemblea legislativa, dove da tempo si parla di questi argomenti incluso lo psicologo di base, ci sia una accelerazione per questi temi».

Lo scorso 12 ottobre è stato approvato il Progetto regionale contenente le indicazioni per il superamento della contenzione meccanica e al rafforzamento dei percorsi di cura mediante la sperimentazione di progetti alternativi ai percorsi di ricovero in REMS, volti al rafforzamento dei Dipartimenti di Salute mentale regionali, per complessive risorse pari ad euro € 984.232,00. Le risorse vengono ripartite in favore delle due Aziende Sanitarie territoriali: Azienda USL Umbria 1 € 561.754,13; Azienda USL Umbria 2 € 422.477,87.

In occasione del World Mental Health Day 2022, Ipsos - leader globale nelle ricerche di mercato - ha presentato i risultati di uno studio internazionale sulle opinioni dei cittadini riguardo la propria salute mentale. Pensando ai principali problemi di salute che le persone intervistate in 34 Paesi devono affrontare oggi, il 36% degli intervistati nomina la salute mentale, in aumento di 5 punti rispetto al 2021
(31%), superando per la prima volta il cancro (34%) e diventando il secondo problema di salute percepito a livello internazionale, subito dopo il Covid-19 (47%). Per quanto riguarda l'Italia è emerso che siamo il Paese con i lavoratori più infelici tra tutti gli stati Ue;
peggio di noi solo la Repubblica di Cipro. Il 55% degli italiani dichiara di pensare spesso al proprio benessere mentale, in aumento di 4 punti rispetto al 2021 e leggermente sotto la media internazionale pari al 58%. Guardando, invece, al benessere fisico si registrano percentuali più alti: il 77% degli italiani afferma di pensarci spesso, in aumento di 5 punti rispetto allo scorso anno e sopra la media internazionale pari al 70%. Gli effetti dello stress sono i problemi di salute mentale segnalati più frequentemente a livello internazionale, con il 63% (dati Ipsos) che dichiara di essersi sentito (almeno una volta) stressato al punto da aver condizionato la propria vita quotidiana. 

Inoltre, il 59% afferma che lo stress ha avuto un forte impatto al punto da avere la sensazione di non essere in grado di affrontare le
situazioni, di sentirsi triste o di non avere alcuna speranza (52%) oppure di non riuscire neanche a lavorare per un certo periodo di tempo (39%). Infine, un quarto (25%) dichiara di aver pensato al suicidio o all'autolesionismo una volta nell'ultimo anno.

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