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“Legge sulla famiglia, introdurre il reddito di maternità: il centrodestra dimostri affidabilità su tematiche valoriali”

Intervento di Marco Sciamanna, presidente del Popolo della famiglia Umbria: “Mediazione famigliare, affido condiviso e bigenitorialità: questo testo non sia la brutta copia del Ddl Pillon”

Nella proposta presentata da alcuni consiglieri regionali della Lega per la modifica del Testo unico sanità e servizi sociali sono state inserite molte modifiche in materia di politica familiare, riconoscendo un’unica finalità sia che si parli di genitorialità, natalità, minori, associazionismo, o sostegno alla famiglia. Tutto ciò che ristabilisce un ordine biologico, psicologico e sociale, che si traduce in concretezza ed allevia le evidenti difficoltà che la famiglia sta subendo in questo periodo, non può che vederci favorevolmente concordi», ha dichiarato Marco Sciamanna esprimendo apprezzamento per tutto ciò che mette al centro la famiglia, la ragione stessa per cui è nato il PdF.

Siamo però consapevoli che negli ultimi anni nel campo delle politiche a sostegno della maternità e della famiglia abbiamo osservato più annunci e manovre mediatiche che azioni mirate. Ecco perché guardiamo con prudenza a quanto riportato nella relazione tecnico-finanziaria che accompagna il testo legislativo: in ben 12 dei 15 articoli si precisa che non ci saranno oneri a carico del bilancio regionale, mentre per i rimanenti tre articoli si rimanda alla programmazione triennale che, auspichiamo, non attinga ai già debolissimi stanziamenti iscritti alla missione 12 “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”, pari a circa 47 milioni di euro suddivisi fra infanzia, disabili e servizi sociosanitari.

Riteniamo che l’articolo 5 della proposta, quello relativo agli “interventi di sostegno alla maternità”, debba essere integrato con una ulteriore forma di protezione: un reddito di maternità che garantisca alle donne che si dedicano in via esclusiva alla cura dei figli un riconoscimento di utilità sociale strategica. 

Nella proposta legislativa, inoltre, sono inserite parole come “mediatore familiare”, “bigenitorialità” ed “affido condiviso”, concetti delicatissimi quando si affrontano tematiche legate alle separazioni, ma su cui chiediamo assoluta garanzia che tutto ciò non sia la brutta copia del Ddl 735 (a firma Pillon ed altri) presentato in Senato, che ritenevamo ormai tramontato perché giudicato irricevibile per alcuni contenuti pro-gender e per la pretesa di regolare il ruolo dei genitori e le relazioni per contratto.

È venuto il momento che il centrodestra dimostri l’affidabilità nel gestire tematiche valoriali, che dia risposte concrete ad impegni sottoscritti su “Patti per la famiglia”, o “Manifesti valoriali” e che non rimangano iniziative da campagna elettorale. Dopo l’errore commesso dalla giunta riguardo l’Ru486 che ha consentito al Governo di emanare nuove linee di indirizzo nazionali sull’aborto farmacologico, è urgente un totale cambio di rotta, incentivando, ad esempio, negli ospedali e nei consultori, l’attività delle associazioni che offrono aiuto alle maternità difficili ed una formazione adeguata nel campo dell’aborto farmacologico e della contraccezione.

La legge regionale sia l’occasione per coordinare interventi che, fino ad oggi, il centrodestra ha considerato più come attività marginali che priorità essenziali.  

*presidente Popolo della famiglia Umbria

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