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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Perugia, disabili maltrattati e picchiati in comunità. Il giudice: "Violenze e vessazioni all'ordine del giorno"

Tre operatori agli arresti domiciliari, quattro indagate perché sapevano e non hanno fatto nulla per fermare i maltrattamenti

I sospetti di un genitore, che aveva visto dei lividi sul corpo del figlio autistico, dopo una giornata passata nel centro diurno Forabosco di Collestrada e poi le telecamere piazzate nella struttura dagli investigatori, su ordine del procuratore Raffaele Cantone e del sostituto procuratore Mario Formisano, hanno svelato una vicenda che, allo stato degli atti e di fronte alla presunzione di innocenza, si connota come una storia di presunta violenza con pugni, schiaffi, calci e altre intimidazioni verbali e psicologiche.

Le immagini riprese dalle telecamere spia messe nella struttura e che costituiscono una solida base di accusa che ha portato ai domiciliari tre persone e all’indagine a carico di altre, tutte afferenti la struttura di ospitalità per utenti autistici, di proprietà della fondazione Aurap dall’ex consigliere comunale Elio Censi, recentemente scomparso, raccontano di schiaffi, spintoni, schiacciamenti su poltrone e divani, persone afferrate per i capelli e le orecchie, strattonati, lasciati da soli per ore come punizione o perché semplicemente abbandonati. Sempre le immagini testimoniano lanci di scarpe e altri oggetti, poi insulti e minacce.

Il presidente della fondazione Aurap, Gabriele Ferranti ha affermato a La Presse che “se ci sono mele marce è giusto che paghino e le manderemo via”.

Il giudice per le indagini preliminari Margherita Amodeo ha disposto i domiciliari per un 34enne originario di Brindisi, un 44enne perugino e un 54enne originario di Frosinone (difesi tra gli altri dagli avvocati Giuseppe Berellini e Matteo Buttò). Oltre a loro ci sono altri 4 indagati, tra cui la psichiatra, direttrice sanitaria della struttura, e gli altri operatori. Secondo la Procura di Perugia sapevano, ma non hanno fatto nulla per porre fine alla situazione.

Nell’ordinanza che dispone i domiciliari il giudice scrive che “gli arrestati avevano posto in essere un clima vessatorio in cui la violenza fisica e morale diviene trattamento ordinario dei soggetti con disabilità che sono ospiti della struttura. Un sistema improntato alla mortificazione e alla violenza, rafforzato dalla comunanza della condotta maltrattante tra gli indagati e dalla connivenza di alcuni altri operatori che a volte hanno assistito senza intervenire”.

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