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Presta 30mila euro all’ex e poi la perseguita per farseli restituire quando la relazione è finita

Per la Corte d'appello l'imputato ha diritto alla concessione delle attenuanti generiche

Presta 30mila euro all’ex e poi la perseguita per farseli restituire quando la relazione è finita.

Per i giudici della Corte d’appello, l’imputato ha diritto al riconoscimento delle circostanze attenuanti nel caso di condanna per atti persecutori, nel caso in cui tale comportamento “sia stato determinato all’adozione delle condotte vessatorie anche da motivi di natura economica”.

Per la Corte d’appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado da 1 anno e 6 mesi a soli 12 mesi, vanno riconosciute “all’imputato le attenuanti generiche, valorizzando il fatto che le condotte vessatorie erano state adottate anche da un movente di carattere economico. In particolare, l’imputato aveva attuato le menzionate condotte vessatorie anche con l’obiettivo di ottenere la restituzione di 30.000 euro”.

L’imputato, infatti, avrebbe posto in essere le condotte di appostamenti e telefonate, per ottenere la restituzione della somma che “era stata oggetto di prestito alla persona offesa, titolo peraltro riconosciuto all’interno di un decreto ingiuntivo e del relativo atto di precetto”.

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