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Svuotano le casse dell'azienda fallita con bonifici e prelievi a raffica. Quattro imprenditori sotto processo

Perugia, gli imputati sono accusati anche di evasione fiscale e mancato pagamento dell'Iva

Quattro imprenditori, difesi dagli avvocati Giuseppe De Lio, Candida D’Ambrosio, Domenico Accica ed Elena De Grandis, sono accusati, a vario titolo, di evasione fiscale e violazione delle leggi fallimentari per aver distratto “gli importi operando prelevamenti dai conti di credito accesi a nome della società e non utilizzando le somme riscosse nell’interesse della stessa”.

Secondo l’accusa sarebbero spariti dalle casse dell’azienda “81.800 euro giustificati come socio conto prelevamento, compenso amministratore, emissioni assegni circolari, in cui beneficiario ed esecutore coincidevano nella sua persona”. Attraverso tre operazioni extra conto sarebbero stati presi 10.900 euro, mentre con 11 operazioni di assegni circolari sarebbero spariti 52.275 euro.

Nel mirino della Guardia di finanza anche 41 operazioni extra conto per 247.600 euro, otto operazioni per 86.952,45 euro per cambio assegni di terzi, ma i soldi incassati sarebbero subito spariti. Così come per 14 operazioni di prelievo per 60.461 euro, 4 operazioni per 14.400 euro, 28 operazioni alle Poste per 84.679,11 euro, 6 operazioni per 43.450 euro per cambio assegni, altre 6 operazioni per versamento assegni per 9.100 euro e 17 le operazioni di compenso amministratore per 50.800 euro.

Le accuse riguardano anche i bonifici emessi a favore di aziende creditrici a danno di altre che vantavano privilegi di legge, facendo sparire 34mila euro con un bonifico, 1.662 con versamento a un’altra azienda e 7mila a una terza.

I quattro sono accusati di “avere allo scopo di recare pregiudizio ai creditori tenuto i libri e le scritture contabili in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento di affati, il particolare la contabilità non veniva aggiornata e al curatore non venivano consegnati i registri Iva, libro giornale, mastrini, registro beni ammortizzabili, libro degli inventari e l’ultimo bilancio era del 2008”.

Per l’accusa i quattro con “più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto indicavano nella dichiarazione annuale dei redditi e nella dichiarazione annuale Iva relativa al 2009 elementi attivi inferiori a quelli effettivi, superando entrambe le soglie di punibilità con un’Iva” per oltre 1 milione di euro ed elementi attivi sottratti ad imposizione per 4 milioni di euro.

Per il 2010, inoltre, non avrebbero presentato le dichiarazioni dei redditi al fine di evadere quasi 570mila euro di Ires e 179mila euro di Iva.

Nel corso dell’udienza sono state ammesse le prove e il giudice ha disposto un rinvio a novembre prossimo per i primi testi da sentire.

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